Il primo a usare il termine “E-learning” è stato Elliott Masie, esperto di tecnologie che ha dato anche una bella definizione di questa nuova metodologia formativa: L’E-learning è l’uso della tecnologia per progettare, distribuire, selezionare, amministrare, supportare e diffondere la formazione.

Che cos’è l’E-learning

Utilizzare la rete Internet come canale di formazione e comunicazione: questa rivoluzione si chiama E-learning. Ci piace molto l’idea di “diffondere la formazione” attraverso le nuove tecnologie con le quali la società si rapporta quotidianamente.

Perciò cambiano le scuole, i corsi, le modalità di apprendimento. L’avvento della Rete ha cambiato lo stile di vita delle persone sovvertendolo completamente.

Così anche la formazione del cittadino, così come quella del lavoratore o di una qualsiasi altra persona che voglia apprendere, imparare, si avvale di parametri e regole che diventano differenziate. E comunque vanno quasi tutte in direzione della digitalizzazione, dell’informatizzazione.

La rivoluzione E-learning

A scuola o nei corsi si cominciano a portare i notebook e i tablet, così come sempre più spesso ci si avvale, nei momenti formativi, dell’ausilio dei collegamenti online. E forse è proprio quest’ultima la vera rivoluzione che sta caratterizzando il modo di studiare, di porsi di fronte all’apprendimento. Stiamo parlando proprio della rivoluzione e-learning: dell’imparare attraverso la rete Internet.

Una modalità se si vuole arida, spersonalizzante, ma che sta attecchendo un po ovunque, diffondendosi a una velocità che non credevamo possibile. E allora qual è il problema?

La politica

Il problema è darsi un target, un obiettivo, sistematizzare queste nuove metodologie di informazione, rendendole fruibili, semplici, efficaci, disponibili per molti, meglio ancora se per tutti. Ovviamente, serve la volontà politica di muoversi in questa direzione, con relativo approntamento di strumenti, pianificazioni e soprattutto risorse.

L’offerta universitaria

In realtà, specialmente a livello universitario, esiste una certa offerta di qualità di corsi E-learning, quanto meno a livello di integrazione di corsi di studio principali dove si deve stare sul posto. E un modo pratico per facilitare l’apprendimento verso quanto hanno più difficoltà a stare in aula.

Ma la formazione online non deve esistere solo per le università telematiche, deve esistere anche e soprattutto per tutte le alte università – chiamiamole ordinarie – e per tutte le altre scuole.
Proprio nel mese di ottobre dello scorso anno è stato ad esempio stipulato un significativo accordo fra la Luiss di Roma e Iversity, una startup berlinese per la formazione a distanza.

E Iversity ha già in essere diversi altri rapporti di collaborazione, come ad esempio quello con lUniversità di Firenze. Non solo: esistono ormai da qualche tempo i Mooc Massive Open Online Courses -, corsi di massa cui partecipano milioni di studenti. Uno di questi Mooc ha recentemente riguardato la Bocconi in collaborazione con Sda, su un tema particolarmente caro e storicamente remunerativo per noi Italiani: Managing Fashion e Luxury Companies. Moda e lusso.

Sarebbe ora non solo di continuare, ma di andare oltre e sviluppare le eccellenze del sistema Italia – che sono tante – in maniera adeguata. Utilizzando con intelligenza lE-learning, ovviamente.

I vantaggi dell’E-learning

Sarebbe sciocco oggi negare i vantaggi che offrono le tecnologie multimediali e informatiche. La rete Internet mettendo a disposizione diversi e variegati servizi di comunicazione e di collaborazione (chat, e-mail, forum e quant’altro), inevitabilmente mette a disposizione più contenuti, rende meno noioso ed efficace l’apprendimento migliorandone la qualità.

L’E-learning, dunque, non può e non deve essere considerata una formazione di secondo livello, anzi al contrario, bisogna conferirle una dignità di sistema che renda questa rivoluzionaria metodologia competitiva con tutto il resto del mondo accademico e più in generale della formazione.

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