La “mini-riforma” delle pensioni ha apportato qualche cambiamento al modo in cui possiamo andare in pensione. Ma quali sono le nuove regole per poter ottenere la pensione 2019 con Quota 100, opzione donna e le altre opportunità di fine lavoro?

Abbiamo voluto fare chiarezza, dedicando al tema un corposo approfondimento e una serie di articoli connessi. Vediamoli insieme!

Pensioni 2019 Quota 100

Cominciamo con Quota 100. Per andare in pensione con Quota 100 è innanzitutto avere almeno 62 anni di età anagrafica e almeno 38 anni di contributi. Non è possibile dunque giungere alla Quota 100 con qualche anno di età in più e magari qualche anno di contributo in meno, o viceversa (come invece era intenzione, in origine). Di conseguenza, se una persona ha 63 anni ma ha 37 di contributi, deve aspettare un anno per poter andare in pensione con tale regime.

Ancora, si tenga conto che per poter usufruire di tale riforma i requisiti devono essere maturati entro il 2021, considerato che almeno per il momento tale riforma è da intendersi in via sperimentale per un triennio. Tuttavia, è anche previsto che una volta raggiunti i requisiti, l’accesso a Quota 100 possa essere fruita anche dal 2022 in poi. Per effetto della finestra, si può andare effettivamente in pensione dopo 3 mesi dalla maturazione del diritto per i dipendenti privati e dopo 6 mesi per i dipendenti pubblici.

La domanda di pensione può essere presentata all’Inps per gli iscritti alle gestioni private, pubblica e dello sport e spettacolo che hanno maturato i requisiti.

Opzione donna

Passiamo dunque allOpzione donna, ovvero la possibilità, prevista per le donne, di accedere alla pensione con almeno 35 anni di contributi e almeno 58 anni di età se dipendenti o 59 se autonome, come alternativa alle altre forme di pensionamento. È necessario che i requisiti siano raggiunti entro il 2018.

Nel caso in cui si scelga questa soluzione, la pensione sarà conteggiata con il metodo contributivo a prescindere da quello a cui ha diritto la lavoratrice sulla base dei contributi accumulati nel tempo (in genere il sistema misto o quello ex retributivo). Naturalmente, questa caratteristica comporta nella maggior parte dei casi una riduzione dell’importo dell’assegno, determinato utilizzando gli altri sistemi di calcolo, con una flessione che può giungere fino al 40 per cento.

Per quanto attiene la decorrenza, tra la maturazione del diritto e la corresponsione del primo assegno è prevista una finestra di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome, oltre alle decorrenze specifiche per il comparto scuola. Sul fronte dei contributi, per il raggiungimento del minimo di 35 anni non sono utili i periodi di contribuzione figurativa a fronte di malattia o disoccupazione se previsto dalla gestione previdenziale interessata.

La domanda può essere presentata in qualsiasi momento all’Inps per gli iscritti alle gestioni private, pubblica e dello sport e spettacolo che hanno maturato i requisiti.

Pensione di vecchiaia

L’avvento di Quota 100 e Opzione donna non scalfisce naturalmente la possibilità di usufruire della pensione di vecchiaia. La sua principale caratteristica è quella di avere un requisito contributivo non particolarmente elevato mentre è sicuramente più restrittivo quello anagrafico.

In particolare, nel 2019 la pensione di vecchiaia si ottiene con 67 anni di età (5 mesi in più rispetto al 2018) e 20 anni di contributi. Continua ad applicarsi l’adeguamento alla speranza di vita, con il prossimo adeguamento che scatterà nel biennio 2021-2022.

Si tenga conto che il requisito dei 67 anni vale sia per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 ed è quindi soggetto al sistema di calcolo ex retributivo o a quello misto, sia a chi ha versato contributi dal 1996 in poi ed è quindi soggetto al sistema contributivo. Tuttavia, nel caso in cui si ricorra alla totalizzazione dei contributi, sono richiesti 66 anni di età.

La sua decorrenza è dal primo giorno del mese successivo a quello in cui è stata raggiunta l’età pensionabile oppure, nel caso delle persone soggette al calcolo contributivo, anche dal mese seguente il conseguimento dell’importo minimo della pensione.

Pensione anticipata

Rimane intesa anche la possibilità di usufruire della pensione anticipata, che è una prestazione economica a richiesta, erogata a quei lavoratori che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive, sostitutive, esonerative e integrative della stessa.

Dal 1 gennaio del 2019 spetta agli uomini con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva e alle donne con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Si tratta di requisiti che rimarranno fissi almeno fino al 2026: fino a tale termine non scatterà dunque il requisito di anzianità contributiva di 42 anni e 3 mesi per le donne e di 43 anni e 3 mesi per gli uomini.

In alternativa, con il sistema contributivo, si può andare in pensione anticipata al compimento di 64 anni a condizione che risultino versati e accreditati almeno 20 anni di contribuzione «effettiva» e che l’ammontare mensile della prima rata di pensione risulti non inferiore a un importo soglia mensile pari a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

Coloro che maturano i requisiti, potranno andare in pensione anticipata dopo 3 mesi, presentando domanda all’Inps.

Lavoratori precoci

Un’altra opportunità è rappresentata dalla pensione per lavoratori precoci. La legge di Bilancio 2017 ha infatti introdotto la possibilità, per quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi, di poter accedere alla pensione anticipata con un requisito contributivo ridotto. Per poterne beneficiare è però necessario dimostrare di avere almeno un anno di contribuzione per periodi di lavoro effettivo svolti prima del compimento del 19° anno di età, e avere in tutto 41 anni di contributi (stesso termine per uomini e donne).

Dal 2019 è stato eliminato l’adeguamento alla speranza di vita previsto per il 2019, ed è stato reintrodotto il sistema delle «finestre». Dunque, chi ne ha diritto dovrà attendere tre mesi, dal raggiungimento dei requisiti, per accedere alla pensione.

Lavoratori usurati

Concludiamo infine con uno sguardo alla pensione per lavoratori usurati, ovvero quei lavoratori pubblici o privati che svolgono attività lavorative particolarmente faticose e pesanti, definite appunto usuranti. Costoro possono accedere alla pensione anticipata con requisiti agevolati, secondo quote (somma di età e anzianità contributiva) che cambiano al variare della tipologia di mansione svolta.

In generale, si va da un minimo di quota 97,6 (per dipendenti con età minima di 61 anni e 7 mesi e anzianità contributiva minima di 35 anni) a un massimo di quota 100,6 (per autonomi con età minima di 64 anni e 7 mesi e anzianità contributiva minima di 35 anni).

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