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    Buoni fruttiferiInvestimenti

    Btp 2037, buoni del tesoro Poliennali

    27/01/2018 6 Mins Read
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    • Buoni del tesoro poliennali 2037: cosa sono?
    • Buoni del tesoro poliennali 2037: rendita
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    • Buoni del tesoro poliennali: operatività

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    Buoni del tesoro poliennali 2037: cosa sono?

    btp poliennali
    Ecco acuni esempi di BTP poliennali

    I buoni del tesoro poliennali sono dei certificati di debito emessi dallo Stato a scadenza superiore all’anno solare.

    Investire in bpt rappresenta uno strumento  valido, visto che la loro rendita è alta e le cedole (guadagni da interessi) vengono pagate ogni 6 mesi.

    Sono chiamati poliennali perché la loro scadenza è fissata a distanza di vari anni dalla data di emissione, nello specifico 5, 10, 15, 30 o 50 anni. Nel caso dei Btp 2037 parliamo quindi di buoni trentennali, considerata l’emissione dell’agosto 2005.

    Il Btp è uno strumento con cedole a tasso fisso, quindi l’unica variazione potrà essere determinata dall’oscillazione dei prezzi di mercato legati al titolo emesso. In buona sostanza, più salgono i tassi del costo del denaro e minore sarà la rendita dei buoni.

    Ad ogni buon conto si deve tener presente che si tratta di un titolo a “capitale garantito” con buone prospettive di incassi sulle rendite nel breve periodo, per questa ragione è una delle vie più scelte per collocare i propri fondi.

    E’ bene sapere che l’emissione di questi buoni del tesoro avviene da parte dello Stato italiano tramite la mediazione della Banca d’Italia. Il taglio minimo è di 1000€ con un riconoscimento a questa, a titolo di provvigione, di una somma pari allo 0,2% per titoli a scadenza triennale, dello 0,30% se a scadenza quinquennale e dello 0,4% per periodi più lunghi. Ovviamente a tale somma potrebbero essere applicati ulteriori costi dovuti a gestori o intermediari terzi.

    Al momento attuale comunque il rendimento netto dei btp atteso risulta essere positivo e di circa il 6%, il che esprime, sulla base dei dati passati, un’alta possibilità di buon rendimento.

    Buoni del tesoro poliennali 2037: rendita

    buoni-del-tesoro
    Fare trading con i BTP poliennali 2037

    Ad oggi, dopo 12 anni dalla prima emissione, le cedole hanno reso un utile netto annuo del 2,29 e questo ne conferma la bontà. La tassazione per le rendite, in questa tipologia di operazioni, è tuttora agevolata per cui si dovrà pagare solo un 12,5% di commissioni anziché il 26%.

    Attualmente i Btp 2037 sono molto richiesti perché gli utili che rendono sono stati davvero alti, così come il loro valore di rendimento.
    In questa fase la loro quotazione è passata da 100 iniziali a 118 di quotazione e pertanto se questo non incide sul valore dell’interesse, tuttavia farà diminuire la somma destinata al rimborso alla scadenza.

    La validità di questo investimento è comunque garantita sia dal contratto sottostante (garantito dallo stato Italiano), che dalla costanza dell’incasso delle cedole, per cui facendo un calcolo in ogni caso si avrà un guadagno interessante spalmato sul lungo periodo.

    La riflessione necessaria è molto semplice: più si alza il valore nominale e più basso sarà il rimborso finale ma si otterranno rendite maggiori nel tempo. Al contrario, se il valore del titolo scende, si avranno rendite minori ma un capitale rimborsato maggiore.

    Buoni del tesoro poliennali 2037: rischi e vantaggi

    investire-in-buoni-del-tesoro-i-bot
    La recente volatilità dei mercati potrebbe far sì che il trading con i Btp si riveli molto fruttuoso

    In una congiuntura particolare come quella che l’Italia sta attraversando, certamente la situazione collegata ai Btp con scadenza sul lungo periodo deve essere analizzata a fondo.

    Lo scenario odierno è caratterizzato da tre fattori che possono influire in entrambe le direzioni:

    • le votazioni imminenti;
    • la fine del quantitative easing (scudo della Comunità Europea);
    • la crisi delle banche Venete.

    Se lo spread dovesse salire si avrebbe nell’immediato un calo dei prezzi e un incremento dei rendimenti e la stessa cosa capiterebbe qualora, a seguito dell’imminente voto,  dovesse emergere un partito che caldeggi l’uscita dal sistema Euro.

    Lo stesso discorso può essere fatto dal crescente stato di difficoltà degli istituti bancari del Veneto (che hanno messo in crisi moltissimi risparmiatori) e dalla perdita di fiducia da parte del sistema bancario europeo, visto che il venir meno dei sostegni comporterebbe un impoverimento del sistema economico Italiano.

    Al momento attuale comunque gli spettri fin qui enunciati paiono per fortuna ancora lontani ed improbabili.

    In ogni caso, visto che si è manifestata una notevole volatilità nei mercati, specialmente negli ultimi tempi, la possibilità di realizzare ottimi utili facendo trading sulle fluttuazioni di valore dei Btp si è innalzata di molto.

    Questo tipo di operatività però dovrebbe essere posta in essere da persone preparate nel settore, altrimenti si rischierebbe un disastroso tracollo. Se è vero che tempo addietro i Btp a lunga scadenza erano il paradiso di chi voleva risparmiare, oggi lo sono per chi opera in maniera speculativa, approfittando dell’instabilità dei paesi emittenti.

    I rendimenti si sono alzati a causa dell’aumento dell’inflazione e il rincaro dei costi delle materie prime, mentre il valore dei Btp si è abbassato proprio per le stesse ragioni (soprattutto per la percezione di inaffidabilità dello Stato da parte dei risparmiatori).

    In estrema sintesi, un Btp a lunga scadenza sarà una buona scelta per avere alti rendimenti in brevi periodi, a patto di conservarli, sennò si rischierà di vendere con una netta perdita del capitale investito. Oggi come oggi siamo passati da un prezzo nominale di 100, ad un prezzo di 118, per cui la perdita del capitale risulta pari al 17% circa, mentre il rendimento è salito.

    Il discorso insomma è che la rendita costante viene controbilanciata dalla perdita di valore del titolo dovuta alle fluttuazioni dei mercati. Ad oggi in ogni caso lo strumento di valutazione del rischio e del rendimento connesso a questi titoli li indica ancora come positivi e inclini al guadagno.

    Buoni del tesoro poliennali: operatività

    BTP_ITALIA
    Come funzionano i BTP?

    Siccome il timore degli investitori, soprattutto quelli stranieri, è continuato a salire, riducendo gli investimenti nei titoli emessi dal nostro stato, di conseguenza la redditività degli stessi, specialmente nel lungo periodo, è notevolmente aumentata.

    Questo fenomeno si manifesta quale naturale conseguenza dell’aumento del debito pubblico, per cui pur di far fronte all’emergenza finanziaria e all’aumentato fabbisogno di liquidità, lo Stato è disposto ad aumentare le cifre corrisposte ai risparmiatori (e ad aumentare le tasse oltre ad altre manovre correttive).

    Se andiamo a consultare uno qualsiasi dei tanti siti di trading o anche giornali specializzati, possiamo notare come i pareri siano tutto sommato discordanti.

    L’unico dato certo è che il rendimento garantito dalle cedole dei Btp 2037 è tuttora uno dei più alti del mercato, con un guadagno nominale del 4% su base annua, nonostante il portare a casa un “modesto” 1,96% (al netto delle tasse) possa sembrare poco.

    In ogni caso incassare ogni sei mesi una somma che al momento pare destinata ad aumentare e attendere momenti più sereni prima di vendere il titolo, pare essere la scelta migliore per non rinunciare ai crescenti profitti e poter effettuare la vendita ad un prezzo più alto (o perlomeno a minimizzare le perdite).

    A meno che non si sia degli esperti sul come investire borsa, è molto facile farsi ingannare dai miraggi di chi ci consiglia di vendere e reinvestire in altri titoli o obbligazioni, che forse sulla carta potrebbero risultare più appetibili. Ma attenzione, non è tutto oro quel che luccica, approfondisci sulla Guida alle obbligazioni.

    Molti rischi e costi occulti potrebbero essere celati dietro a quella che parrebbe essere una buona operazione. Infatti va tenuto conto della natura stessa di queste obbligazioni che, si ripete, sono a capitale garantito, per cui prima di vendere o comprare, bisogna sempre valutare quale sarà l’effettivo incasso alla fine dell’operazione.

    Se l’idea dovesse essere di vendere per riacquistare magari con una scadenza minore, sarà in ogni caso utile valutare il costo finale del “gioco” che potrebbe diventare molto maggiore dei profitti.

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