I non professionisti che si avvicinano al campo degli investimenti finanziari hanno potuto notare come dopo la crisi della Grecia, i mercati abbiano vissuto una fortissima instabilità. La volatilità degli indici della Borsa hanno vissuto picchi violenti tra alti e bassi (maggiormente bassi).

Quando i ”privati” hanno deciso di interessarsi agli investimenti finanziari, hanno messo in conto di dover avere a che fare con decine e decine di indicatori strani, con nomi difficili, sconosciuti ed a volte impronunciabili. Quello più importante da conoscere – e che si è potuto notare facilmente dopo la crisi greca all’interno dei mercati – è sicuramente il concetto di volatilità (rappresentazione del grado di dispersione dei propri investimenti).

Volatilità investimenti

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La volatilità misura l’intensità delle variazioni subite da un titolo in un determinato periodo di tempo

Uno dei concetti fondamentali della finanza è la volatilità, ma spesso è un concetto difficile da comprendere per i risparmiatori. Volendo partire dalla sua definizione, si può asserire che:

La volatilità misura l’intensità delle variazioni subite da un titolo in un determinato periodo di tempo.

Ciò significa che la volatilità mostra come cambia la percentuale di un valore, indicandone quindi le varie oscillazioni nel tempo.

Definendo la minore o la maggiore oscillazione del prezzo che varia a seconda del rendimento, è possibile, grazie alla volatilità, capire lo spettro entro cui un titolo subisce le variazioni.

Insomma, la volatilità indica che oscillazioni di percentuali più forti elevano il prezzo medio di un titolo, mentre oscillazioni più basse hanno reso il prezzo medio di un titolo non troppo variato rispetto al valore iniziale.

Si può paragonare la volatilità ad un’altalena, che oscilla, dondola, ora su, ora giù per poi risalire di nuovo, tanto che la misura del rischio si basa sul fattore di quanto un investimento può salire o cadere in un dato spazio temporale.

Volatilità di investimenti: è un rischio?

La volatilità di investimento nei confronti di un titolo non indica esclusivamente il rischio che si associa ad esso; o meglio, è scontato che maggiore è la volatilità legata ad un investimento maggiore è il rischio delle sue oscillazioni (in questa sede non si vuole certo asserire il contrario), però è solo una parte del concetto base.

Ovviamente, per questo tipo di investimenti, bisogna avere una buona propensione al rischio, considerato che nel tempo le oscillazioni del suo valore avranno un andamento particolarmente scostante; ovviamente, qualora si ha un’avversione alle oscillazioni, bisognerà decidere di rinunciare ad investimenti volatili in nome di rendimenti più bassi ma quasi sicuri.

Non si può certo affermare che la volatilità di investimenti sia negativa o positiva, le oscillazioni del valore dei titoli vanno prese in considerazione sempre, poiché è impossibile eliminarle (essendo parte importante di ogni investimento). Bisogna solo capire effettivamente quali sono i propri obiettivi e cercare la soluzione più idonea.

Come leggere la volatilità investimenti?

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Volatilità: cercare di fornire un’idea su quelle che potrebbero essere le sorprese future del proprio investimento

Il fine ultimo della volatilità di investimenti è cercare di fornire un’idea su quelle che potrebbero essere le sorprese future del proprio investimento. Ovviamente la volatilità di investimenti si può calcolare in diversi modi, ognuno dei quali fornisce delle informazioni sul rischio dei propri investimenti.

  • Volatilità storica: è un indice che mette a confronto le performance passate di un investimento e ne fa percepire quello che, presumibilmente, è il guadagno. L’ipotesi alla base di questo tipo di volatilità dà per scontato che oscillazioni passate siano approssimativamente le stesse, rimanendo invariate, nel futuro.
  • Volatilità attesa: è un indice che fornisce una stima verosimile della volatilità futura e ne fa percepire quello che, presumibilmente, potrebbe essere il rischio da correre. Ovviamente si può incappare in imprecisioni o in previsioni errate; tanto che la maniera più sicura per calcolare le prospettive future è basarsi su calcoli matematico-statici che eliminano l’eccedenza di overconfidence. Si può però affermare che la volatilità storica e quella inattesa possono essere utilizzate per effettuare una stima.
  • Volatilità implicita: è un indice che determina la volatilità di investimenti andando a ritroso, partendo dal valore di mercato di quell’opzione.

Meno volatilità di investimenti più guadagni?

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Se il proprio obiettivo è quello di proteggere i propri risparmi, strategiae altamente volatili sono sconsigliate

Non è esattamente vero. In realtà si potrebbe affermare che più vi è una volatilità di investimento, maggiore è il guadagno. Per fare un piccolo esempio pratico si può pensare di fare due tipi di investimento, il primo (che verrà indicato come investimento X) più volatile e il secondo (che verrà indicato come investimento Y) meno volatile, che nello stesso periodo di tempo hanno oscillazioni differenti.

Volendo considerare le oscillazioni di X rispetto a Y, si potrà immaginare quanto siano state ballerine, salendo e scendendo rapidamente, mentre Y avrà avuto delle oscillazioni quasi costanti. In questo caso si può tranquillamente affermare che X ha generato molti più rendimenti rispetto a Y, il cui valore è rimasto quasi costante.

Per quanto riguarda le oscillazioni giornaliere, esistono delle strategie che provano a sfruttarle per operazioni di compravendita continua. Se ne deduce che se il proprio obiettivo è quello di proteggere i propri risparmi, questa strategia è sconsigliata, ma è invece consigliata la strategia della valutazione e sfruttamento dei trend macroeconomici in un arco temporale medio-lungo.

Da cosa dipende la volatilità di investimenti?

Per rispondere a questa domanda bisogna considerare i 3 fattori cardini:

  1. Durata e scadenza: come detto precedentemente, maggiore è l’arco temporale del proprio investimento maggiore è l’indice di volatilità.
  2. Cedola (qualora si tratti di qualche obbligazione): in questo caso, qualora durata e rendimento siano pari, quanto più la cedola è bassa, maggiore è l’indice di volatilità.
  3. Livello di rendimento: la volatilità in questo caso si basa sul livello di rendimento; più è alta la volatilità, minore è il suo rendimento. Per fare un piccolo esempio, si può dire che un’obbligazione del 9% è molto più volatile di un’obbligazione del 10%.

Si possono limitare gli esiti della volatilità di investimenti?

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Per limitare la volatilità creare un portafoglio diversificato

Per prima cosa bisogna tenere ben presenti gli obiettivi degli investimenti e tener chiaro l’arco temporale nel quale si vuole agire. Maggiore è l’arco temporale, maggiore è la propensione al rischio, maggiore sarà la concentrazione per valutare le oscillazioni nel medio periodo (non considerando quindi le oscillazioni giornaliere).

Altra strategia adottabile, per limitare la volatilità, è quella di creare un portafoglio diversificato, ciò permetterà di equilibrare le oscillazioni dei vari asset permettendo al proprio capitale di crescere in maniera del tutto equilibrata.

È molto importante ricordare che i valori volatili delle azioni singole vanno presi sì in considerazione, ma vanno presi con le pinze. Tra i fattori che influiscono ci sono la liquidità dell’investimento e il settore di appartenenza. Il campo farmaceutico o energetico sono considerati i più volatili in assoluto, tanto che possono avere un’oscillazione media del 35% ma possono toccare picchi del 500%.

Può solo la volatilità essere indice di rischio?

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L’indice di Sharpe può essere valutato per considerare i rischi della volatilità finanziaria

Come accennato, per poter calcolare un indice di rischio, non basta la volatilità degli investimenti: infatti, non fornendo tutte le informazioni necessarie, è importante calcolare il rischio anche valutando altre metriche legate agli investimenti ed a singoli strumenti finanziari; ad esempio il Valore a Rischio (VaR), indica in modo statico il rischio di mercato, sintetizzando il rischio attraverso la distribuzione di probabilità, di perdite e profitti.

Anche l’indice di Sharpe può essere valutato per considerare i rischi: difatti questo indica, in modo sintetico, informazioni relative al rischio e al rendimento atteso, attraverso una formula matematica ideata da Sharpe nel 1966, che prevede il calcolo:
rendimento dell’investimento – rendimento privo di rischio : volatilità rendimento investimento.

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