IVA è un acronimo che sta per Imposta sul valore aggiunto. Si tratta di un imposta relativa al valore aggiunto. Con quest’espressione s’intende il divario che si va a creare fra il valore iniziale della merce e quello che raggiunge a seguito della produzione industriale.

Che cosa è l’IVA

calcolo iva
L’IVA è l’imposta sul valore aggiunto delle merci

L’IVA è stata introdotta nel 1973 e col tempo è stata adattata alle direttive dell’Unione Europea. Questa particolare tassa riguarda, come detto, il valore aggiunto ed è applicata non solo nel processo produttivo, bensì anche quello distributivo.

La legge a riguardo però ci tiene a precisare qualcosa che rende davvero onerosa quest’imposta. L’imprenditore deve farsi carico di addebitare al cliente, cioè al consumatore, l’imposta relativa al valore aggiunto che si è andato a creare ovvero l’IVA.

Quindi deve riversarla nell’Erario statale, basandosi sull’imposta versata sugli acquisti ed avendo diritto ad un rimborso in caso di eccedenza. Per legge i consumatori detratti non hanno alcuna possibilità di esenzione.

I contribuenti dunque vengono divisi in due grandi categorie. I contribuenti di diritto sono i commercianti ed hanno obbligo di registrazione e fatturazione. In certi limiti questi esercitano determinate esenzioni.

I consumatori rientrano invece nei contribuenti di fatto. I comuni cittadini sono proprio coloro che non possono sperare in alcuna detrazione.

Come si calcola l’IVA

calcolo iva
La formula per calcolare l’IVA è molto semplice: prezzo della merce X aliquota IVA : 100

Per comprendere a pieno quanto possa pesare un’IVA elevata nella vita del produttore e del consumatore, si deve necessariamente fare un esempio concreto e numerico, al fine di evitare di entrare in un inutile ed ingarbugliato labirinto teorico.

Partiamo da un bene ipotetico che costa 130€. E immaginiamo di voler applicare su di questi un imposta sul valore aggiunto del 22%. Per calcolare quanto effettivamente poi arrivi a costare, si dovrà prendere l’importo che è stato stabilito nel preventivo, moltiplicarlo per 22 e il risultato ottenuto dividerlo per 100.

Il risultato ottenuto da questo calcolo si va ad addizionare al costo che abbiamo in precedenza preventivato. Nel concreto il calcolo è il seguente: 130 x 22 : 100 = 28,6 euro. 130 + 28,6 = 158,6 euro.

L’IVA è aumentata

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Prospetto che riporta l’aumento delle aliquote IVA in Italia, dal 1973

L’es. riportato riguarda un imposta del 22% perché in Italia attualmente l’IVA è aumentata fino a raggiungere questa percentuale. Nello specifico il rincaro è stato introdotto il 1 ottobre del 2013.

L’IVA aumenta a causa di quel fenomeno per cui l’effettiva imposizione e il teorico imponibile non coincidono. In Italia il primo corrisponde ad un terzo del secondo. Si tratta di un buco enorme.

Le ragioni sono due. La prima coincide con gli errori di dichiarazioni che possono verificarsi sia per distrazione che in cattiva fede. Il secondo motivo sta nell’evasione fiscale che è in Italia è davvero alta.

Una percentuale approssimativa viene stimata intorno al 22%. E ciò in pratica coincide a 29 miliardi di euro in meno nelle casse statali. Altro problema riguarda l’atteggiamento dei negozi, spinti dalla paura del fallimento e per tale ragione obbligati a far lievitare i propri prezzi.

Infatti l’aumento dell’IVA ha colpito tutta l’Unione Europea, anche perché come abbiamo già accennato, da diversi anni l’intera zona euro è guidata dalle stesse direttive.

Quel che però distingue il nostro paese da tutti gli altri Stati membri è il fatto che il costo della merce presente nei nostri negozi aumenta oltre al rincaro effettivo che causa l’introduzione delle nuove percentuali IVA.

Per tale ragione sono arrivate diverse denunce da parte delle associazioni per la tutela dei consumatori. Il Codacons ha depositato un esposto alla Procura per fare chiarimenti a proposito.

L’Italia non è in cima alla classifica delle imposte sul valore aggiunto più care fra i paesi membri dell’Unione Europea. Al primo posto abbiamo infatti l’Ungheria con un IVA pari al 27%.

Al secondo posto abbiamo la Danimarca, ferma al 25%. Occupa il gradino più basso del podio la Croazia, con lo stesso valore. Percentuale che risulta essere la stessa anche in Svezia.

L’Italia è dunque al 10° posto. Nulla di cui essere orgogliosi, dato che i paesi più ricchi del continente sono posti nella parte bassa della graduatoria. Ed infatti è innegabile che un’IVA troppo alta, freni lo sviluppo di un paese.

L’imposta sul valore aggiunto più bassa della zona euro risulta essere quella del Lussemburgo, al 17%, di Malta al 18% e della Germania al 19%. Valori che comunque appaiono abbastanza alti, se si prende in considerazione il resto del mondo.

In Iran la stessa tassa che prende il nome di VAT, risulta essere del solo 3%. Lo stesso vale per le isole Jersey mentre in Andorra è al 4,5%.

Calcolo dello scorporo

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Come si calcola lo scorporo dell’IVA?

Con l’espressione “scorporo dell’IVA” s’intende un processo di calcolo con cui si stabilisce il valore imponibile dal punto di vista fiscale partendo proprio dal prezzo di un bene, IVA inclusa.

In questo modo si può capire ancora meglio cosa sia l’IVA, il ruolo dello scorporo all’interno di questo campo, calcolando l’imposta partendo proprio dal prezzo effettivo di un servizio o di un bene qualsiasi.

Bisogna innanzitutto partire dalla divisione del prezzo del prodotto e dividerlo in due parti. Queste sono l’imposta sul valore aggiunto vero e proprio e la base imponibile, ossia il costo scevro dall’IVA.

In genere questo processo viene avviato da quelle aziende che vogliono comprendere bene quanto l’IVA determini il prezzo di un acquisto. E per realizzare lo scorporo bisogna addentrarsi nel campo di proporzioni e ripartizioni.

La base di partenza viene riassunta in questa formula: 100 : r = S : P.

La “r” sta ad indicare il tasso da applicare. Per intenderci nel nostro caso bisogna fare riferimento all’aliquota.

La “s” è la nostra somma in quanto su di questa va calcolata poi la percentuale. “P” è valore percentuale totale. A questo punto va applicata la proprietà del comporre.

Questa regola matematica afferma che il primo termine è uguale alla somma di se stesso e del secondo termine e il terzo sta all’addizione fra esso stesso e il quarto. Per comprenderlo al meglio, bisogna tornare alla formula succitata.

Quella infatti ora diviene: 100 : (100+r) = S : (S+P)

Ed ora, come in precedenza, sostituiamo le lettere con un costo reale, espresso in euro. Immaginiamo dunque di comprare un bene che cosa 20€ IVA inclusa. Ricordiamo che l’IVA è aumentata al 22%.

La formula si trasforma in questa maniera: 100 : (100+22) = S : (20). Come si può notare, il prezzo senza IVA rappresenta l’incognita. Ed è questi che dobbiamo calcolare.

S = (100*20)/122 = 16,40€

Dunque sappiamo che il costo originario ed effettivo del bene in questione è di 16,40€. Ed ora possiamo ottenere l’IVA. In questo caso abbiamo due metodi. In primis possiamo ricavare ciò partendo dal costo IVA inclusa e sottraendolo a questi la cifra che abbiamo in precedenza ottenuto.

Oppure possiamo direttamente calcolare l’aliquota IVA sull’importo che abbiamo ottenuto applicando quella formula.

Le strategie proposte dall’Adiconsum

Come abbiamo già accennato l’IVA è aumentata per ben 2 volte e nel giro di poco tempo. Inoltre i negozianti tendono ad approfittarne, proponendo rincari incredibili.

E per questa ragione alcune associazioni per la tutela del consumatore sono insorte e promettono bagarre legali. Ce ne sono state altre che hanno deciso di concentrare le proprie forze, anche dando degni consigli ai consumatori, per aiutarli ad adattarsi al nuovo contesto e alle nuove sfide proposte da questa crisi che pare proprio non voler dare tregua all’Italia.

L’Adiconsum ha redatto un testo, un pratico vademecum, tracciando delle strategie per aiutare il cittadino a non farsi schiacciare da quella catena di conseguenze che scatena ogni volta un aumento di questa tassa.

iva sulla benzina
Prospetto a cura della RAI che riporta l’aumento dei prezzi della benzina, come conseguenza dell’aumento dell’IVA in Italia: le associazioni di consumatori insorgono su questi dati

Per quanto riguarda la benzina, vero flagello degli italiani, si consiglia di recarsi ai distributori dei supermercati e alle cosiddette pompe bianche. Si tratta di distributori di carburanti privi di marchio.

Quel che bisogna ridurre è il parco vettura familiare. Condividete il tragitto casa – ufficio con altre persone, per dividere le spese che si affrontano ogni giorno a causa del consumo della nostra vettura.

Inoltre scarpe, vestiti e prodotti simili è consigliato acquistarli sul web. Si arriva a risparmiare fino al 70%.

In conclusione

  • IVA sta per imposta sul valore aggiunto
  • Per valore aggiunto s’intende lo scarto fra il prezzo d’origine di un prodotto e il suo costo effettivo sul mercato
  • L’IVA aumenterà fino al 22%
  • Esistono formule specifiche per calcolare IVA e scorporo.
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