L’evoluzione dell’ufficio, e più in generale degli ambienti di lavoro, è uno degli argomenti più toccati nelle moderne analisi sociologiche.
In realtà le trasformazioni in atto sono così veloci e tumultuose che è realmente difficile fotografare uno status che possa essere preso come riferimento valido per periodi più o meno medio-lunghi. Tuttavia alcuni punti cardine possono essere enucleati con sufficiente chiarezza, se non altro perché sono sotto gli occhi di tutti e perché costituiscono la punta visibile di un iceberg che va affiorando sempre di più. Si tratta di un iceberg enorme che si trascina dietro la complessità di un universo in continuo evoluzione: il mondo del lavoro e dell’ufficio.
In uno studio recente effettuato dall’Economist Intelligence Unit, eseguito online con interviste a cinquecento decision maker aziendali, sono stati evidenziati alcuni trend che avranno un riverbero nel futuro degli uffici.
Si parla in primo luogo di ergonomia totale dell’ufficio. Che cosa vuol dire? Estremizzando, vuol dire che sostanzialmente un luogo di lavoro fisso non esiste più. Siccome Internet e la digitalizzazione la fanno da padroni, non c’è alcun dubbio che molti lavori, specialmente quelli cosiddetti da ufficio, possono essere svolti in luoghi diversi, compresa la propria abitazione, nonché in viaggio: su un treno, su un aereo, in macchina, su un autobus, ad esempio.
Ci sarà sempre più spazio per automazione.
Questo significa che molti lavori saranno svolti dalle macchine e moltissime attività, come gli acquisti, verranno effettuate su internet, come peraltro confermato dai dati di vendita sulla cancelleria forniti da Universoufficio nell’ultimo anno. E ciò, in buona parte, sta succedendo già da adesso. Il risvolto positivo è che si farà tutto più in fretta e con maggiore precisione; quello negativo è che ci saranno in questo modo meno postazioni di lavoro in ufficio. In realtà non si sa se e quando i lavori basati sulla creatività e sull’intelligenza sociale, saranno in grado di coprire in qualche misura questi buchi occupazionali.
I dirigenti avranno un compito che può sembrare banale, ma che in realtà è arduo: riuscire realmente a valorizzare quanti hanno talento per rendere competitiva una società o un’impresa, sia pubblica sia privata, ovviamente.
In generale, comunque, e di là dagli studi specifici, sono ultimamente cambiati anche i parametri fondamentali che caratterizzano gli uffici. Se fino a qualche anno fa, ad esempio, si reputava utile che ogni lavoratore, o piccolo gruppo di lavoratori, avesse la disponibilità di un ambiente più o meno piccolo che garantisse anche una certa privacy, ora la tendenza è di concentrare quanti più lavoratori possibile in un unico ambiente: i cosiddetti uffici open space. Trasparenza certo e forse maggiore produttività iniziale, ma anche aumento esponenziale dello stress e quasi impossibilità a fruire di condizioni minime, anche temporanee, per una indispensabile dimensione privatistica.
E a nulla valgono, in questo caso, i tentativi quasi patetici di cercare di ricostruire ambienti domestici all’interno degli uffici, che surroghino le proprie case, o comunque gli ambienti familiari. Macchinette, per il caffè e bibite, mense, erogatori per latte e spremute, perfino palestre e quant’altro. Linput sembra essere: questa è casa tua, il tuo ambiente di lavoro è in realtà la tua famiglia, la tua vita: a che pro tornare a casa? Qui in realtà hai tutto. Esagerazione? Forse, ma il pericolo esiste ed è serio.