Quando si parla di prescrizione delle cartelle esattoriali bisogna tener conto del fatto che si fa riferimento a un ampio panorama di atti, come il mancato pagamento dell’IVA, della tassa automobilistica, delle imposte sul reddito, ecc.

Per tale ragione ogni tipologia di cartella esattoriale ha dei termini di tempo specifici entro cui il soggetto che si occupa della riscossione può inviare la notifica al debitore, in caso contrario si perde la possibilità di procedere al recupero della somma.

Cos’è la prescrizione delle cartelle esattoriali?

Prima di analizzare i termini di prescrizione delle cartelle esattoriali, è fondamentale chiarire che la prescrizione estingue un diritto quando non viene esercitato entro un certo periodo.

Nel contesto della riscossione, il diritto si manifesta attraverso azioni volte a sollecitare il pagamento di tributi e contributi non versati. La notifica di un atto esattoriale interrompe la prescrizione, facendo ripartire il termine da zero.

Da quel momento, l’agente della riscossione ha nuovamente il tempo previsto dalla legge per richiedere il pagamento delle somme dovute.

Dopo la notifica della cartella di pagamento, la prescrizione viene interrotta in caso di:

  • Avviso di pagamento;
  • notifica preliminare di fermo amministrativo;
  • preavviso di iscrizione ipotecaria;
  • comunicazione di iscrizione ipotecaria effettuata;
  • sequestro presso terzi;
  • confisca di beni mobili;
  • esecuzione forzata su beni immobili.

A differenza dell’interruzione, la sospensione della prescrizione non azzera il tempo già trascorso, ma semplicemente lo mette in pausa. Questo significa che il periodo in cui la prescrizione è sospesa non viene considerato nel calcolo del tempo totale a disposizione del creditore per riscuotere il debito.

Un esempio concreto è la richiesta di rottamazione delle cartelle esattoriali: finché il contribuente aspetta la scadenza per pagare la prima rata, il termine di prescrizione resta fermo, riprendendo a scorrere solo dopo quella data.

Leggi anche: Prescrizione dei crediti, cosa vuol dire e quando è possibile?

 I termini della prescrizione delle cartelle esattoriali

La regola generale vuole che se non c’è una norma specifica che indica il termine di prescrizione più breve, viene applicato quello ordinario di 10 anni, come stabilito dall’articolo 2946 C.C.

Vediamo nello specifico i termini di prescrizione delle varie imposte:

  • IRPEF, IVA, IRES, IRAP, imposta di registro, successioni e donazioni: la prescrizione è decennale, in mancanza di una norma specifica. Riferimento: Art. 2946 c.c.
  • Contributi previdenziali (INPS, INAIL, ecc.): la prescrizione è quinquennale. Riferimento: Art. 3, comma 9, lett. b, Legge n. 335/1995.
  • Diritti doganali: la prescrizione è triennale, decorrente dalla data di esigibilità del tributo o, in caso di reato, dalla sentenza definitiva. Riferimento: Normativa doganale vigente.
  • Tributi locali, diritto camerale e contributi consortili: la prescrizione è quinquennale. Riferimento: Art. 2948, comma 1, n. 4 c.c.
  • Sanzioni amministrative (multe, verbali CDS, ecc.): la prescrizione è quinquennale, calcolata dalla data della violazione. Riferimento: Art. 28, Legge n. 689/1981.
  • Sanzioni tributarie e interessi: la prescrizione è quinquennale. Riferimento: Art. 20, D. Lgs. n. 472/1997 e Art. 2948, comma 1, n. 4 c.c.

​Inoltre, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27504 del 23 ottobre 2024, ha stabilito che la richiesta di rateizzazione da parte del contribuente interrompe la prescrizione delle cartelle esattoriali. Tale richiesta implica il riconoscimento del debito e presuppone la conoscenza delle cartelle, rendendo incompatibile l’eccezione di mancata notifica delle stesse.

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