Ogni anno, quando si compila la dichiarazione dei redditi, una delle domande che viene fuori più spesso è: “Ma quando arriva il rimborso del 730?”.

Ecco, nel 2025 le regole di fondo non sono cambiate rispetto agli ultimi anni, ma vale comunque la pena fare il punto. Capire come si calcola il rimborso, quando viene accreditato e cosa può causare un ritardo è utile per non farsi cogliere impreparati.

Il rimborso, infatti, non è una gentile concessione ma il frutto delle spese che hai sostenuto nell’anno precedente e che, se rientrano tra quelle ammesse, possono darti diritto a una somma da recuperare. S

i tratta di detrazioni e deduzioni che hai inserito nel tuo modello 730 e che l’Agenzia delle Entrate considera nel calcolo finale. Vediamo insieme, in modo semplice e diretto, cosa aspettarti e come monitorare la situazione passo dopo passo.

Quando arriva il rimborso del 730 nel 2025

Se presenti il modello 730 entro la scadenza, fissata quest’anno al 30 settembre 2025, il rimborso può arrivare già a partire dal mese di luglio. Questo, ovviamente, nel caso in cui tu sia un lavoratore dipendente o un pensionato. In queste situazioni, il versamento avviene direttamente in busta paga o nel cedolino della pensione e ad occuparsene è il tuo sostituto d’imposta, che riceve le istruzioni dall’Agenzia delle Entrate.

Il sistema funziona per flussi mensili, non è quindi detto che, anche se hai inviato la dichiarazione il 15 giugno, riceverai il rimborso lo stesso giorno di chi l’ha inviata alla fine di luglio. Ci sono infatti passaggi tecnici, legati all’elaborazione dei dati, che incidono sulla tempistica. Inoltre, se ti sei rivolto a un CAF o a un professionista, potresti dover attendere qualche giorno in più rispetto a chi ha utilizzato il servizio precompilato dell’Agenzia senza fare modifiche.

In alcuni casi, però, i tempi si allungano, ad esempio, se hai modificato il modello precompilato o hai inserito spese rilevanti (come importi alti per spese mediche), l’Agenzia può avviare un controllo preventivo. Questo è previsto per legge e consente un esame più approfondito della tua documentazione e, quando succede, il rimborso può slittare fino a sei mesi dalla data di trasmissione della dichiarazione. Non è una penalizzazione, è solo un passaggio di verifica in più.

Chi riceve il rimborso e come avviene il pagamento

Se hai un sostituto d’imposta, cioè un datore di lavoro o un ente pensionistico, sei nella situazione più semplice. Il rimborso ti viene accreditato come se fosse una voce in più nello stipendio o nella pensione.

Ma se non hai un sostituto, magari perché sei disoccupato, hai chiuso la partita IVA da poco o stai lavorando saltuariamente, allora il discorso cambia un po’, ed è l’Agenzia delle Entrate a gestire direttamente il rimborso.

Nel 2025, se sei in questa seconda categoria, riceverai l’importo sul conto corrente, ma solo se hai inserito correttamente l’IBAN nella tua area riservata sul sito dell’Agenzia. Se non lo hai fatto, niente accredito diretto: il rimborso viene trasformato in bonifico domiciliato e dovrai andare in un ufficio postale per incassarlo.

Un altro aspetto da tenere d’occhio riguarda il tipo di detrazioni inserite, se hai portato in dichiarazione spese sanitarie, interessi del mutuo, spese scolastiche o contributi previdenziali, l’importo può essere più alto del solito. Ma proprio per questo è più facile che l’Agenzia decida di approfondire. Non si tratta di sospetti o controlli a tappeto, ma di una procedura standard che serve a garantire che tutto sia documentato.

Infine, è possibile che l’importo venga suddiviso in più rate mensili, specie se il rimborso è elevato. Questo perché il datore di lavoro potrebbe non avere capienza sufficiente per erogare tutto in una volta sola.

Se il rimborso non arriva: cosa controllare

Può capitare che, pur avendo fatto tutto correttamente, il rimborso non arrivi nei tempi previsti. Cosa fare? Come prima cosa accedi alla tua area personale sul sito dell’Agenzia delle Entrate e verifica lo stato della dichiarazione. Se compare la dicitura “in lavorazione” o “controlli in corso”, vuol dire che c’è un controllo in atto. In genere, se ci sono modifiche importanti rispetto alla precompilata o detrazioni elevate, è normale che l’Agenzia si prenda più tempo.

Se invece lo stato è “elaborato” e non hai ricevuto nulla, allora è il caso di verificare se ci sono problemi legati al sostituto d’imposta. In pratica, il tuo datore di lavoro ha ricevuto correttamente i dati? Sta gestendo il pagamento nei tempi giusti? A volte basta una comunicazione interna per risolvere.

Nel caso di rimborso diretto da parte dell’Agenzia, il punto critico può essere l’IBAN: se non è stato comunicato oppure è errato, il pagamento non può andare a buon fine. In questi casi, è probabile che il rimborso venga convertito in bonifico postale che dovrà essere ritirato.

Se dopo sei mesi dalla presentazione del modello non è successo nulla e non ci sono note visibili online, puoi inviare un sollecito attraverso il portale o chiedere supporto a un CAF o al tuo consulente.

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