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    Investire sul grano con Futures ed Etc

    13/11/2017 6 Mins Read
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    Il panorama offerto dalle possibilità di investire nei diversi settori non può essere certamente ristretto esclusivamente a quello azionario, energetico o dei metalli, ben presentandosi altre opportunità offerte dalle materia prime come grano, riso, farine e simili.

    Cerchiamo dunque di conoscere meglio le possibilità di investire nel chicco che per millenni è stato alla base della produzione alimentare degli uomini.

    Purtroppo spesso non siamo abituati a conoscere al meglio neanche dell’esistenza di una vera e propria branca del trading che si occupa delle materie prime, regolata da tempi e modalità peculiari.

    • Conoscere il grano per capire
    • Principali metodi per investire sul grano: premesse
    • 1. Analisi del mercato
    • 2. Condizioni climatiche determinanti i fattori della produzione
    • 3. Livello delle riserve
    • 4. Politiche commerciali dei diversi Stati
    • 5. Andamento della popolazione Mondiale
    • Con quali strumenti investire sul grano
    • 1- Futures
    • 2- ETC
    • 3- Negoziazione diretta con chi produce la materia prima o che opera con la stessa
    • La situazione Italiana

    Indice

    Toggle
    • Conoscere il grano per capire
    • Principali metodi per investire sul grano: premesse
      • 1. Analisi del mercato
      • 2. Condizioni climatiche determinanti i fattori della produzione
      • 3. Livello delle riserve
      • 4. Politiche commerciali dei diversi Stati
      • 5. Andamento della popolazione Mondiale
    • Con quali strumenti investire sul grano
      • 1- Futures
      • 2- ETC
      • 3- Negoziazione diretta con chi produce la materia prima o che opera con la stessa
    • La situazione Italiana
      • Articoli correlati:

    Conoscere il grano per capire

    Per approcciare in modo corretto l’investimento nel settore del grano, è bene sapere che questo non serve esclusivamente per produrre cibo per l’uomo, avendo trovato impiego anche nella realizzazione di biocarburanti.

    Di fatto, solo il 58 per cento della produzione mondiale è destinata al consumo umano, essendo il resto destinato a diversi settori dell’industria.

    Per questo sarà fondamentale capire le varie dinamiche sottostanti questo mercato al fine di approcciare in maniera corretta e portatrice di un guadagno.

    Il fatto che la maggior parte del grano venga prodotto in Europa (La Francia è il quarto produttore a mondo) e la sua volatilità, fanno ben capire come questa sostanza sia molto interessante da negoziare ma altrettanto rischiosa se affrontata senza le giuste conoscenze e competenze.

    Ricordate sempre che investire è una cosa seria, da non affrontare come un semplice gioco.

    campo di grano

    Principali metodi per investire sul grano: premesse

    Preliminarmente ci si dovrà munire di un notevole bagaglio di informazioni, conoscenze e capacità di approfondire diversi fattori se si vuole far sì che la conseguenza del nostro operato sia il guadagno, quindi andrò ad elencare alcuni aspetti preliminari prima di illustrarvi quelli più tecnico operativi propri del mondo finanziario.

    1. Analisi del mercato

    Ricordatevi che la legge della domanda e dell’offerta è il fattore che principalmente muove il settore del grano.

    2. Condizioni climatiche determinanti i fattori della produzione

    Avere una buona conoscenza delle varie situazioni meteo e di come queste influiscano sulla produzione, è essenziale per capire o prevedere quali potranno essere gli sviluppi del mercato in relazione alla produzione nelle varie zone.

    3. Livello delle riserve

    Fondamentale, al fine di valutare la capacità di far fronte a negoziazioni e forniture, è conoscere il livello delle risorse. Questo è un fattore molto importante per valutare solidità e potenzialità di un interlocutore su cui vorremmo investire.

    4. Politiche commerciali dei diversi Stati

    Ovviamente il peso della pressione fiscale, delle eventuali agevolazioni o penalizzazioni, incideranno molto sulle diverse decisioni in ambito di investimenti.

    5. Andamento della popolazione Mondiale

    Questo è un fattore spesso sottovalutato ma comunque in grado di incidere pesantemente sul consumo e la conseguente richiesta di grano e muoverne di conseguenza i prezzi.

    Con quali strumenti investire sul grano

    investire sul grano

    Fatte queste doverose premesse, passiamo dunque ad un’analisi degli strumenti tecnici attraverso cui è possibile investire sul grano.

    1- Futures

    Ovvero contratti basati sulle previsioni legate all’andamento dei prezzi.
    Essi sono standard e quindi negoziabili sui mercati che li creano in maniera tale da non poter essere soppiantati da altri aggiuntivi. Sono inoltre caratterizzati da una definizione del taglio unitario, dalla scadenza contrattuale e da specifiche modalità di negoziazione.

    In Italia non è possibile operare come privati in questo settore, cioè nell’acquisto dei futures legati al grano, potendolo fare esclusivamente tramite una banca o una SIM (società autorizzata).

    Il contratto sottostante a tale rapporto, si potrà estinguere in due modalità:

    • Alla scadenza naturale prevista nel contratto, tramite il pagamento di quanto in esso previsto
    • Anticipatamente, negoziandolo come una qualunque altra obbligazione.

    2- ETC

    Cioè Extended Traded Commodities, è una sorta di fondo d’investimento che riguarda le materie prime.

    A differenza di altri strumenti finanziari, gli ETC:

    • Sono negoziabili in Borsa come le azioni
    • Seguono fedelmente l’andamento della materia prima cui sono legati (effetto clone)

    Essi danno così vita ad un vero e proprio doppio mercato, uno riservato agli investitori istituzionali e professionali, l’altro aperto a tutti, anche privati, che però per negoziare dovranno basarsi sui prezzi fissati dal mercato.

    3- Negoziazione diretta con chi produce la materia prima o che opera con la stessa

    Se si opta per questa soluzione, tutt’altro che povera, si dovrà tener d’occhio oltre che all’andamento del mercato legato alla materia prima, anche al trend aziendale della società con cui si vuole operare.

    Questo dovrà essere fatto valutandone la solidità della compagine sociale, gli investimenti sottostanti ed eventuali impegni economici posti in essere in un’ottica espansiva o di ristrutturazione di eventuali situazioni patrimoniali.

    Con un mercato che per varie ragioni ha toccato i minimi storici da 10 anni a questa parte, è ragionevole credere che presto assisteremo a un’impennata dei prezzi di questo cereale.

    Questo a causa dell’ipervenduto, grazie ai prezzi bassi, che permetterà una condizione di carenza dello stesso, con conseguente e fisiologico rialzo dei prezzi.

    L’avere una situazione di mercato in cui il prezzo del grano oscilla intorno ai 4$, ad esempio, rappresenta di certo una grande opportunità, ma a patto che si possa applicare una politica di medio lungo periodo in attesa che la domanda torni alta in vista di una minore disponibilità sul mercato.

    La situazione Italiana

    Teniamo presente che in Italia la situazione del grano fotografa un prezzo di 24 € al quintale sul mercato di Bologna e di 14 € su quello di Foggia, con prezzi quasi dimezzati rispetto al 2014.

    Se poi consideriamo che il costo per la produzione nel nostro Paese è di gran lunga superiore rispetto a quello che si ottiene vendendo il prodotto finale della coltivazione, diventa facile capire come gli agricoltori siano costretti a esercitare forti pressioni per ottenere una politica di sostegno da parte dello Stato.

    In tale direzione, per trovare una soluzione si è guardato al fatto che tra la materia prima e i prodotti da essa derivanti, sussista una differenza pari al 1450per cento se parliamo di pane e del 400per cento per la pasta.
    I produttori quindi tentano di organizzarsi in associazioni di settore sempre più forti e ben organizzate al fine di esercitare un controllo efficace sull’intera filiera e ridurre le differenze tra costi e ricavi.

    Uno dei problemi più grandi era infatti dato dall’emissione sul mercato di prodotti senza etichettatura idonea a stabilirne passo passo la produzione, con la conseguenza di non conoscere quale fosse la reale provenienza del grano utilizzato.

    L’incertezza sull’origine dei prodotti di base ha così determinato un drammatico crollo dei prezzi, cui si spera di poter ovviare attuando politiche di controllo più stringenti, utili tanto per i coltivatori, quanto per i consumatori finali che così avrebbero maggior sicurezza, sapendo cosa finisce sulle loro tavole.

    In questo modo si dovrebbe ottenere un ragionevole trend di rialzo delle quotazioni delle materie prime sul medio/lungo periodo, evitando produzioni finali non controllate.
    Sarebbe così anche risolto il problema di tante operazioni simili al cane che si morde la coda.

    In tali casi in un’ottica speculativa unidirezionale, a favore dell’azienda di trasformazione finale, viene tagliata fuori dai giochi una produzione qualitativamente migliore ottenuta grazie all’uso di farine certificate (con conseguente impoverimento dei coltivatori).
    Anche se meno redditizia per l’azienda che dovrà commercializzare il lavorato finale (che in genere ricordiamo trattarsi di pane, pasta, dolci o altri cibi), in ogni caso il livellamento delle disparità sarà comunque un elemento di favore per ottenere un riallineamento della situazione.

    Un buon segnale, in un’ottica speculativa, è stato peraltro fornito dal recente periodo di siccità per cui le previsioni delle scorte sono state rivista al ribasso, con conseguente aumento dei prezzi delle materie prime (questo per quanto riguarda l’Europa almeno).

    Ricordiamo comunque che il quantitativo di grano contenuto nelle scorte è tuttora a livelli record, per cui qualcuno dal consiglio direttivo della Rabobank, ha addirittura affermato che “il mondo è sommerso dal grano”.

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