Il divorzio è un momento difficile che alcune persone si trovano a dover affrontare durante la propria vita. A pesare non è soltanto il carico emotivo, ma anche i costi del divorzio stesso.
A fare la differenza sulla spesa è anche la capacità di trovare, in tempi brevi, una mediazione soddisfacente.
La procedura varia a seconda della modalità di divorzio che si sceglie di seguire. Inoltre, la presenza di figli o questioni patrimoniali complesse, influiscono sulle spese legali complessive.
Prima di scoprire quanto costa divorziare, vediamo quali sono le modalità disponibili per chi intende mettere fine al proprio matrimonio.
Come divorziare in Italia
In Italia, ci sono due principali modalità di divorzio: consensuale e giudiziale. Il divorzio consensuale è una procedura in cui entrambi i coniugi sono d’accordo sullo scioglimento del matrimonio e sulle questioni legate ad esso, come la divisione dei beni e la custodia dei figli. Questo tipo di divorzio è più veloce e meno costoso.
D’altro canto, nel divorzio giudiziale i coniugi non sono in grado di raggiungere un accordo su questioni cruciali come la divisione dei beni o la custodia dei figli. In questo caso, la causa viene portata in tribunale e sarà un giudice a prendere una decisione finale.
I tempi sono più lunghi, possono volerci anche anni per ottenere una sentenza, motivo per il quale i costi del divorzio giudiziale sono più alti.
È bene precisare che tra le spese da affrontare non ci sono solo quelle legali, ma anche e soprattutto, quelle post sentenza.
Il coniuge che perde la causa, oltre a pagare tutte le spese del processo, sarà penalizzato dalla decisione del giudice e dovrà procedere con un l’esborso economico disposto.
Quanto costa un divorzio consensuale?
La prima possibilità è quella del divorzio in Comune, alla presenza dell’ufficiale civile, modalità che non richiede la presenza dell’avvocato, ma che non può essere scelta se la coppia ha figli minorenni, economicamente non autosufficienti, portatori di handicap o se bisogna gestire il patrimonio. Mentre, si può praticare in caso di assegno di mantenimento.
Ma quanto costa il divorzio al Comune? Divorziare in comune è praticamente gratuito, si tratta di poche decine di euro, ma i tempi possono essere molto lunghi, perché dipendono dalla disponibilità del Comune.
In alternativa, gli ex coniugi possono scegliere la negoziazione assistita, che evita, in tanti casi, di arrivare in tribunale. L’intesa si ottiene tra le parti e si traduce in un verbale che viene inviato dai rispettivi avvocati al tribunale.
Non bisogna effettuare il versamento del contributo unificato, non si paga l’imposta di bollo o di registro per ciò che riguarda le disposizioni relative ai beni patrimoniali. Il costo dipende dalla complessità della situazione e varia da avvocato ad avvocato. Il costo medio si aggira tra i 1.000 e i 3.500 euro.
Se non ci sono figli minorenni o non autosufficienti, si può anche scegliere il divorzio consensuale davanti al giudice. I costi sono quelli relativi al pagamento del contributo unificato e le spese amministrative.
A questi si va ad aggiungere l’onorario dell’avvocato. Se entrambi i coniugi si rivolgono allo stesso avvocato, divideranno la parcella equamente.
Qual è il costo del divorzio giudiziale?
Nel caso in cui la mediazione non vada a buon fine e i coniugi continuino a discutere senza trovare un accordo, l’unica strada è il divorzio giudiziale. I costi di questa modalità di divorzio possono essere più alti, poiché il tariffario dell’avvocato divorzista è libero.
Il costo finale viene calcolato in base alla complessità del caso e dell’iter legale e al numero di incontri. Si parte da un minimo di 5.000 euro, fino ad arrivare anche ad oltre 20.000 euro.
La durata del divorzio giudiziale dipende, quindi, da molteplici fattori, inclusa l’eventuale presenza di comunione dei beni, e può durare anche diversi anni, mentre il divorzio consensuale può concludersi in pochi mesi fino ad un anno.