Storicamente il mercato dei diamanti è stato considerato un mercato dalla struttura imperfetta in cui vi era un unico soggetto dominante, la De Beers. Tuttavia a partire dalla fine degli anni ’80 una serie di eventi hanno eroso pian piano questo monopolio e a oggi possiamo affermare che, per la prima volta in 100 anni, la De Beers non ha più il controllo totale del mercato.

Prima di vedere quali sono i fatti che hanno portato a questo cambiamento cerchiamo di capire cos’è De Beers e qual è la sua storia.

La De Beers fu fondata in Sud Africa alla fine dell’800 dall’inglese Cecil Rhodes e la sua attività consisteva nel ritrovamento, lavorazione e commercializzazione di diamanti.

Il nome De Beers deriva da i fratelli Diederik e Johannes De Beers, due agricoltori che inconsapevoli della miniera, passateci il termine, di diamanti che possedevano al di sotto dei loro terreni vendettero i loro terreni a Rhodes per 6 mila sterline. Nei loro terreni vennero rinvenute 5 delle miniere di diamanti più importanti del Sud Africa. Grazie a questo acquisto Rhodes poté aumentare il numero delle sue miniere e nel 1888 fondò la De Beers Consolidated Mines Ltd.

Con la creazione di questa società Rhodes pose delle basi, più che solide, per la creazione del suo monopolio. La De Beers controllava tutti gli aspetti relativi al commercio di diamanti, dall’estrazione alla distribuzione.

De Beers aveva particolarmente a cuore quest’ultimo aspetto, la distribuzione, e nel 1890 creò il CSO (Central Selling Organization), una società di cui si sa relativamente poco se non che acquista diamanti da tutto il mondo e li rivende ad una lista chiusa di 200 acquirenti. Oggi il CSO è conosciuto come DTC (Diamond Trade Company).

Questa organizzazione permise alla De Beers di controllare per anni il mercato dei diamanti in quanto poteva controllare l’offerta di diamanti e dunque il loro prezzo.

Durante gli anni ’50 vennero scoperte nuove ed importanti miniere di diamanti in Russia, Australia e Canada il che complicò per De Beers la possibilità di controllare l’offerta di diamanti poiché queste nuove miniere avevano la possibilità di immettere sul mercato nuovi diamanti bypassando il cartello De Beers. In principio la Russia decise di “aderire” al controllo della società mantenendo così intatto il cartello.

Tuttavia nel 1963 fu vietato alla Russia di trattare con le società sud africane (a causa della lotta contro l’apartheid) e con il caos politico che si verificò alla fine degli anni ’80 e che portò al crollo dell’Unione Sovietica (1991), la De Beers perse il controllo sul mercato russo.

Dopo aver perso il mercato russo ci fu un altro colpo al monopolio De Beers. Le miniere australiane (allora le più grandi produttrici di diamanti) decisero di non partecipare al cartello a causa della sua eccessiva inflessibilità e negli anni successivi altre miniere decisero di seguire l’esempio.

Per cercare di contrastare il fenomeno e continuare a mantenere il monopolio la De Beers iniziò ad acquistare diamanti dal mercato secondario ma la strategia si rivelò poco efficiente a causa degli elevati costi. Alla fine degli anni ’90 la De Beers passò dal controllo del 90per cento del mercato dei diamanti a “solo” il 60per cento.

Ma non è finita qui. Nel 2001 la Corte americana dichiarò che la De Beers ha monopolizzato illegalmente il mercato dei diamanti. Dopo numerosi appelli nel 2012 la Suprema Corte americana stabilì una sanzione di 295 milioni di dollari con un accordo ad astenersi da comportamenti che violano le leggi federali antitrust.

A oggi la De Beers controlla il 22per cento del mercato dei diamanti ed è la seconda più importante società per l’estrazione di diamanti. Al primo posto c’è la società russa Alrosa (27per cento) e al terzo posto la brasiliana Rio Tinto con il 10per cento.

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