Un bonifico, il pagamento di una retta universitaria, un trasferimento di fondi, un mutuo o una donazione a scopo benefico: chiunque abbia intrapreso una di queste azioni è necessariamente venuto a contatto con un sequenza numerica fondamentale.
Al giorno d’oggi, infatti, qualsiasi movimento monetario tracciabile, nazionale e internazionale, non può prescindere dall’utilizzo del codice Iban. Cerchiamo di scoprire, dunque, a quale esigenza risponde l’Iban e in che modo sia stato introdotto nell’uso quotidiano.
Come nasce
Creato originariamente dall’European Committee for Banking Standards, abbreviato in ECBS, il codice Iban è stato poi adottato dall’Organizzazione Internazionale per la normazione (comunemente indicata con l’acronimo ISO), con il fine di semplificare le transazioni tra persone fisiche e piccole o medie imprese e ovviare alla confusione generata dalla diversificazione di codici e strutture delle coordinate bancarie, in particolare a livello internazionale.
Reso obbligatorio dal primo gennaio 2008 per i bonifici nazionali, esso è stato inizialmente affiancato alla precedente tecnica di identificazione dei conti bancari, fino a sostituirla completamente. Le coordinate bancarie in uso fino a quel momento erano costituite da tre sequenze numeriche, ABI, CAB e numero di conto, che sono state integrate e completate all’interno di un unico codice.
Sebbene i bonifici privi di Iban siano stati accettati senza ulteriori costi aggiuntivi sino al giugno del 2008, attualmente non solo i bonifici privi di Iban hanno costi maggiori, ma alcune banche rifiutano di effettuarli.
Risulta evidente, dunque, come L’Iban sia divenuto, ormai, uno strumento indispensabile per inserirsi in maniera corretta e sicura nel flusso monetario europeo, sia attraverso i bonifici nazionali sia per quelli compresi nell’area SEPA. Con questa sigla si indica l’Area unica dei pagamenti in euro, all’interno della quale si svolgono transazioni agevolate da criteri armonizzanti di strumenti e standard.
Prima di interrogarci su quale sia la struttura e la composizione dell’Iban, cerchiamo di comprendere meglio cosa sia e che funzione abbia la stringa a cui si ricollegano i conti correnti della popolazione europea.
Cos’è l’Iban
Iban o, per esteso, International Bank Account Number, è un codice adoperato per l’identificazione di ciascun conto corrente in maniera univoca e non passibile di errori, nel quadro mondiale del sistema bancario.
L’Iban è composto da una sequenza alfanumerica che in Italia conta ventisette caratteri, ma la cui lunghezza è variabile a seconda della nazione di riferimento. Le lettere devono necessariamente essere maiuscole e non può contenere caratteri speciali.
Per adempiere allo standard di leggibilità, nell’uso informatico i caratteri vengono digitati in modo continuo, senza alcuno spazio tra le sequenze, e assumono il nome di Iban elettronico. Invece nella trascrizione cartacea il codice viene tradizionalmente raggruppato in sei gruppi di quattro cifre, tranne l’ultimo, il settimo raggruppamento, che sarà costituito solo da tre caratteri.
La struttura dell’Iban
Per verificare ottimamente la correttezza dell’Iban è indispensabile conoscerne la suddivisione interna. La stringa ci si presenta a prima vista come una sequenza di numeri e lettere, con molti zeri e struttura apparentemente confusa. Impareremo di seguito che ognuno di quei numeri appartiene a un nucleo ben definito.
Innanzitutto ci servirà sapere che, dopo le prime quattro cifre, il codice Iban riproduce il BBAN, ossia Basic Bank Account Number, la cui lunghezza e composizione differisce a seconda delle norme stabilite in ognuna delle nazioni europee. Avendo compreso quale sia la parte variabile tra i diversi paesi, possiamo analizzare dettagliatamente come è strutturato l’Iban nella sua interezza:
- I primi due caratteri sono alfabetici e determinano il paese a cui appartiene il conto. Essi assumono il nome di codice paese. Ad esempio, IT per l’Italia, CH per la Svizzera, FR per la Francia, sono solo alcuni dei codici paese possibili.
- La seconda coppia, questa volta numerica, è un codice di controllo. La sua funzione all’interno della sequenza è quella di rispettare criteri di sicurezza e unicità del codice Iban. Il suo acronimo è CIN, Control Internal Number, e costituisce un elemento di controllo europeo calcolato mediante due tabelle di valori che corrispondono ai caratteri pari e dispari del BBAN.
- Il terzo carattere, sempre costituito da una lettera maiuscola, è un ulteriore codice di controllo, che sarà nuovamente designato come CIN. Tuttavia questa volta il suo significato sarà Control International Number e la sua funzione è verificare la correttezza dei dati successivi; a questo fine sarà calcolato tramite uno specifico algoritmo.
- La stringa successiva è un codice di cinque cifre, denominato ABI, Associazione Bancaria Italiana. Esso costituisce l’identificativo della banca di appartenenza del conto corrente sul territorio nazionale. Ad esempio, in un Iban appartenente alla Banca Nazionale del Lavoro si troverà l’ABI 01005, mentre l’ABI riferito alla banca Unicredit è 02008.
- Di seguito troveremo il CAB, cinque numeri che potremmo definire un corrispettivo bancario del CAP, di uso comune e molto più familiare. Il CAB, infatti, è il Codice di Avviamento Bancario, necessario a collocare geograficamente la banca a cui appartiene il conto corrente, in riferimento alla filiale o agenzia determinata dall’ABI appena riscontrato.
- A comporre le ultime dodici cifre sarà il codice individuale, cioè il codice specifico e unico che precisa il conto dell’utente finale. È la porzione di codice che solitamente presenta una lunga serie di zeri e costituisce il numero puntuale di conto corrente. Gli zeri hanno la funzione di riempire la quota di dodici cifre qualora l’identificativo del conto sia formato da un numero inferiore di caratteri.
Verifica dell’Iban
Verificare la correttezza e la completezza di un codice Iban è un’operazione che può risultare utile in varie occasioni. Sia che si debba effettuare una transazione, sia che risulti necessario verificare il proprio codice, potrebbe essere vantaggioso riuscire a determinare la validità formale dell’Iban senza ricorrere necessariamente al supporto del proprio istituto di credito.
Vediamo dunque quali sono le soluzioni disponibili per chi abbia questa esigenza e non abbia l’opportunità di rivolgersi alla propria banca per effettuare l’operazione di verifica:
- Innanzitutto molti servizi di Home banking, italianizzato in Telebanca, consentono la verifica di un codice di questo tipo attraverso un collegamento telematico. Varie banche consentono ai propri clienti di effettuare talune operazioni bancarie comodamente da tablet, pc o anche applicazione per smartphone e il controllo di un codice Iban solitamente rientra tra queste
- Parimenti, sono diversi i siti web che consentono la verifica dell’Iban attraverso format comodi e intuitivi. Sarà sufficiente inserire il codice in nostro possesso e in tal modo otterremo l’immediata conferma dell’esattezza dell’Iban.
- Infine, se si preferisse eseguire una verifica manuale, è possibile scandire e accertare la correttezza del codice in nostro possesso utilizzando le suddivisioni sopra riportate. Qualora non rispetti i suddetti criteri o sia manchevole nel numero di cifre, avremo la prova che il codice presenta un errore o quantomeno una lacuna.
È indispensabile sottolineare, tuttavia, che i metodi di verifica appena elencati sono validi per accertare la correttezza formale del codice. Non sarà possibile, invece, avere alcuna garanzia sull’esistenza effettiva del conto, né sull’intestatario. Il codice infatti potrebbe essere stato formulato seguendo i criteri stabiliti dalle norme europee, ma non collegarsi ad alcun conto corrente esistente.
Risalire alla banca
Avendo letto le informazioni sopra riportate, si potrà intuire che l’Iban offre una molteplicità di informazioni a coloro che sanno individuarne le funzionalità. In effetti rappresenta una sorta di carta di identità del nostro conto corrente, fornendo informazioni riguardo il Paese, l’istituto di credito, la filiale e infine lo specifico numero di conto.
Tra questi dati celati nella stringa dell’Iban, particolarmente utile potrebbe rivelarsi la possibilità di risalire alla banca che detiene il conto corrente a partire dal codice.
Per far ciò, dopo aver scandito il codice Iban come indicato in precedenza, sarà sufficiente individuare il codice ABI. Esso è, ricordiamo, la sequenza di cinque cifre posta immediatamente dopo il codice paese e i due codici di controllo e denota la banca nazionale a cui è legato il conto corrente.
I cinque numeri così ottenuti potranno essere inseriti nell’Albo degli Intermediari finanziari messo a pubblica disposizione dalla Banca d’Italia e consultabile sul sito web. In tal modo sarà possibile risalire all’istituto finanziario al quale fa riferimento il conto.
Iban esteri
Sebbene i paesi europei abbiano aderito alla norma del codice Iban, tuttavia sussistono ingenti differenze che intercorrono da nazione a nazione.
La più evidente si evidenzia nel diverso numero di cifre richiesto. I codici Iban delle banche di Malta sono costituiti da trentuno caratteri, mentre quelli delle banche slovene solo da diciannove; Cipro ha stabilito una struttura di ventotto caratteri, mentre il Belgio ne richiede sedici, ma possiamo imbatterci in Iban la cui ampiezza raggiunge un massimo di trentaquattro.
Possiamo constatare tuttavia che, sebbene diversificati nell’estensione, per quanto concerne i Paesi europei la struttura dell’Iban è similare. Anche alcune nazioni che non rientrano nell’Unione Europea si sono conformate alla norma dell’Iban, ad esempio la Svizzera e la Norvegia.
Ma è opportuno specificare che, qualora fosse necessario effettuare una transazione verso un conto di un paese estero all’Europa, è necessario affiancare al codice Iban il codice BIC/SWIFT.
Il Bank Identifier Code è il codice di designazione di una banca, obbligatorio per tutti gli istituti di credito del mondo, costituito da una variabile tra otto e undici caratteri; servendovi di esso, potrete garantire una maggiore sicurezza alla vostra transazione. Questo codice, secondo un recente Regolamento europeo, deve essere ricavato dai codici di identificazione nazionale presenti nell’Iban (ad esempio, per l’Italia, da ABI e CAB).
Abbiamo dunque visto quali siano le funzioni e le informazioni contenute in una stringa di codice che quotidianamente entra a far parte delle nostre vite e che da oggi apparirà, si spera, meno oscura e anonima.