- Che cos’è la Black List
- La Black list 2016
- I Paesi della Black List
- Cosa fare se si hanno rapporti commerciali con Paese della Black List
- Le novità 2018: la Black List Europea 2018
Che cos’è la Black List
Quando si vogliono fare degli investimenti, guardare verso Paesi esteri può essere un’ottima opportunità, specialmente se ci si rivolge a quelle nazioni dove sono in vigore regimi fiscali molto favorevoli.
In Italia l’Agenzia delle Entrate ha però inscritto in una lista speciale, chiamata ‘Black List’ o lista nera, tutta una serie di nazioni dove il regime fiscale è pressoché nullo. I Paesi inseriti nella Black list sono, come definito dalla Legge di Stabilità del 2016, quelli in cui il livello della tassazione è inferiore al 50% rispetto a quello vigente in Italia.
La Black List viene aggiornata annualmente dal Ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate, che hanno l’obbligo di controllare e monitorare attraverso organi appositi tutte le operazioni economiche che sono avvenute tra le imprese italiane e quelle con domicilio in questi Paesi a regime fiscale privilegiato.
Tutto questo per tentare di arginare il fenomeno sempre più diffuso sia a livello internazionale che nazionale dell’evasione e dell’elusione fiscale da parte di aziende e soggetti che trovano terreno fertile in questi paradisi fiscali.
La Svizzera per esempio è un paese a regime fiscale privilegiato che non è più presente nella lista nera dal 2017; un altro esempio di paradiso fiscale è lo Stato di Aruba anch’esso uscito dalla Black List dell’Italia. Un altro Paese che non compare più nella lista dal 2016 è Hong Kong, mentre le Maldive e Bahamas fanno ancora parte dell’elenco dei Paesi presenti nella Black List italiana.
In Italia tutti i soggetti intestatari di partita Iva, ovvero imprese, aziende, ditte individuali e simili, che compiono operazioni di scambio commerciale di beni e servizi con Paesi a fiscalità privilegiata, hanno l’obbligo di inviare all’Agenzia delle Entrate una dichiarazione annuale dove vengono riportate tutte le operazioni economiche effettuate con Stati appartenenti alla Black List.
Fare investimenti in questi Stati può portare ad avere problemi con il fisco italiano, perché si potrebbe essere accusati di eludere o evadere le tasse dovute allo Stato. I Paesi vengono quindi divisi in base alla tipologia di sgravi fiscali o alle sanzioni comminate in caso di reato fiscale.
La Black list 2016
L’acronimo Cfc, ovvero ‘controlled foreign companies’ indica la Black List redatta dall’Agenzia delle Entrate nel 2016. La Black List del 2016 è composta di due parti: la Black List che riguarda le persone fisiche e la Black List sulla non deducibilità di:
- costi
- interessi passivi
- perdite
- accantonamenti degli interessi passivi
- minusvalenze patrimoniali
- le sopravvenienze passive, definite complessivamente componenti negativi di reddito.
L’Italia applica delle sanzioni agli Stati che rientrano in questa lista, che vanno dal blocco delle operazioni commerciali con queste nazioni all’impossibilità di scaricare i costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi.
Tutto questo per evitare che gli imprenditori che investono in questi Paesi dove esiste un regime fiscale molto basso o addirittura nullo aprano società create appositamente per evadere le tasse in Italia.
I Paesi della Black List
Di seguito l’elenco dei Paesi che fanno parte della Black List redatta dallo Stato italiano mediante l’Agenzia delle entrate. Con questi Paesi esiste il divieto di instaurare qualunque tipo di relazione commerciale. Si tratta di:
- Bahamas
- Barbuda
- Brunei
- Gibuti
- Grenada
- Guatemala
- Isole Cook
- Isole Marshall
- Isole Vergini statunitensi
- Kiribati
- Libano
- Liberia
- Macao
- Maldive
- Nauru
- Niue
- Nuova Caledonia
- Oman
- Polinesia francese
- Saint Kitts
- Nevis
- Salomone
- Samoa
- Saint Lucia
- Saint Vincent e Grenadine
- Sant’Elena
- Sark
- Seychelles
- Tonga
- Tuvalu
- Vanuatu
I casi particolari nella Black List dell’Agenzia delle Entrate
Esistono dei Paesi per i quali sono consentiti specifici tipi di operazioni, come ad esempio il Bahrein, dove sono permesse attività inerenti l’individuazione, estrazione e raffinazione del greggio.
Nella Black List 2016 esistono anche dieci Stati dove possono essere sanzionate soltanto delle particolari attività. Nel 2017 sono diventate nove a seguito di un accordo storico tra Italia e Svizzera, considerata uno dei principali paradisi fiscali. I dieci Stati in questione sono:
- Angola
- Antigua
- Dominica
- Ecuador
- Giamaica
- Kenia
- Panama
- Portorico
- Svizzera (dal 2017 uscita dalla Black list)
- Uruguay
Ci sono Paesi che sono usciti dalla Black List in virtù di accordi presi con il governo italiano sulla cosiddetta trasparenza fiscale:
- Andorra
- Alderney
- Anguilla
- ex Antille Olandesi
- Aruba
- Barbados
- Belize
- Bermuda
- Isole Cayman
- Costarica
- Emirati Arabi Uniti
- Filippine
- Gibilterra
- Guernsey
- Herm
- Hong Kong
- Isola di Man
- Isole Cayman
- Isole Turks e Caicos
- Isole Vergini britanniche
- Jersey
- Liechtenstein
- Lussemburgo
- Malesia
- Mauritius
- Montserrat
- Principato di Monaco
- San Marino
- Singapore
Molti di questi accordi segnano un grande successo nella lotta all’evasione fiscale, dal momento che sono in ballo consistenti volumi di affari tra le aziende italiane che cercano escamotage per non pagare le tasse e questi Stati.
Cosa fare se si hanno rapporti commerciali con Paese della Black List
Per chi ha avuto rapporti commerciali con un Paese inserito nella Black List, acquistando beni o servizi, si può regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano, inviando una dichiarazione all’Agenzia delle Entrate in cui vengano elencate tutte le operazioni che sono state intrattenute con lo Stato in questione.
Questa comunicazione ha una tempistica definita che varia a seconda del volume di attività. La cadenza sarà mensile se l’operazione supera i cinquantamila euro, se invece la cifra è inferiore la periodicità sarà ogni tre mesi. Fanno eccezione tutti coloro ai quali è applicato un regime fiscale agevolato, nei limiti previsti dalla legge.
Le sanzioni
Nel caso in cui ci siano delle operazioni che non vengono dichiarate al fisco italiano si incorre in delle sanzioni, che possono anche essere superiori a diecimila euro. Le sanzioni variano in proporzione alla tipologia di operazioni non dichiarate. Dal momento che le norme possono cambiare è buona norma informarsi sempre su quali siano le regole in vigore, onde incorrere in sanzioni.
Le novità 2018: la Black List Europea 2018
Nella nuova Black List Europea 2018 sono riportati i Paesi a fiscalità privilegiata UE. La Commissione europea ha definito un elenco di nazioni non cooperative, al fine di contrastare la lotta all’evasione e all’elusione fiscale.
Nei corso dei prossimi mesi, gli Stati che fanno parte di questo nuovo elenco saranno soggetti ad una analisi approfondita da parte di una commissione europea, per definire quei Paesi che contravvengono alle norme in materia di fisco.
Obiettivo della Black List Ue 2018 è quello di sostituire tutte le Black list delle singole nazioni, ad esempio quella italiana, in modo che ci possa essere un unico elenco che possa valere per tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Sono stati già posti sotto esame diversi paesi, dal Bahrain alla Jamaica, da Hong Kong a Costa Rica, per verificare e quantizzare il rischio di elusione fiscale, basandosi su dati economici, attività finanziaria, stabilità etc. Per i Paesi reputati più a rischio viene valutata anche la trasparenza utilizzando ulteriori indicatori.
Sono usciti dalla Black List diversi Stati tra cui San Marino, il Lussemburgo, la Svizzera, il Principato di Monaco, le isole Cayman e il Liechtenstein. In particolare l’accordo con la Svizzera prevede anche la fine del segreto bancario il fisco italiano potrà ora chiedere informazioni bancarie inerenti cittadini italiani che hanno conti nelle banche elvetiche.
Fino ad oggi attraverso il Modello Comunicazione Polivalente Operazioni Paesi Black List, dovevano essere dichiarate tutte le operazioni commerciali avute con i Paesi inseriti nella lista nera; ora invece la comunicazione Black List all’Agenzia delle Entrate è stata abolita per tutti i contribuenti che prima avevano l’obbligo di trasmissione, cioè nello specifico tutti i soggetti intestatari di partita Iva, ovvero imprese, aziende, ditte individuali e simili.