Successione ereditaria: le regole, gli eredi e le imposte
La successione ereditaria regola il passaggio dei beni, dei diritti e dei debiti di una persona dopo la sua morte. Entra in funzione automaticamente al momento del decesso e segue regole precise stabilite dal Codice Civile, anche quando non esiste un testamento. Capire come funziona serve a sapere chi ha diritto all’eredità, in quale misura e con quali responsabilità. Una gestione superficiale può portare a problemi patrimoniali seri, soprattutto quando emergono debiti, conflitti tra eredi o testamenti contestabili.
Cos’è la successione ereditaria secondo il Codice Civile
Nel diritto italiano la successione ereditaria è disciplinata dagli articoli 456 e successivi del Codice Civile. La norma stabilisce che la successione si apre nel momento della morte, nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto. Da quell’istante il patrimonio ma diventa una massa giuridica destinata a essere trasferita.
Dentro la successione rientra tutto ciò che aveva rilevanza patrimoniale come immobili, conti correnti, investimenti, ma anche debiti, mutui, obbligazioni e rapporti contrattuali ancora in corso. Di fatti, ereditare non significa solo ricevere beni, ma subentrare e questo aspetto è spesso sottovalutato dai futuri eredi.
Dal punto di vista giuridico, la legge prevede due modalità principali di successione, a cui si affianca un sistema di tutele obbligatorie.
- La successione legittima, che si applica quando manca un testamento.
- La successione testamentaria, che si applica quando il defunto ha lasciato disposizioni valide.
Accanto a queste, opera la successione necessaria, che non è una forma autonoma di successione, ma un insieme di regole che limitano la libertà testamentaria e garantiscono diritti minimi ad alcuni familiari, anche contro la volontà espressa nel testamento.
Successione legittima e ordine degli eredi
Quando non esiste un testamento, è la legge a decidere chi eredita, conta il grado di parentela e non eventuali accordi verbali o presunte volontà.
Il coniuge e i figli sono sempre i primi chiamati. La loro presenza esclude o riduce i diritti degli altri parenti. Se non ci sono figli, possono subentrare genitori, fratelli e sorelle. I parenti più lontani sono chiamati in causa solo in assenza di quelli più prossimi.
La distribuzione delle quote è stabilita dalla legge in modo rigido, proprio per evitare conflitti e trattative infinite. Questo è spesso il punto di frizione, perché molte famiglie scoprono solo dopo la morte che la divisione “naturale” che avevano in mente non è consentita.
Nel flusso della successione legittima è utile tenere a mente che:
- l’ordine degli eredi non è modificabile;
- le quote sono predeterminate;
- la volontà degli eredi non può sostituire la legge.
Questo vale anche quando tutti sono d’accordo. L’accordo può incidere sulla divisione materiale dei beni, non sui diritti successori.
Successione testamentaria e limiti imposti dalla legge
Il testamento consente di stabilire come distribuire il proprio patrimonio dopo la morte, ma nel diritto italiano questa libertà non è totale. Accanto alla successione testamentaria opera infatti la successione necessaria, un insieme di regole che tutela alcuni familiari a prescindere dalla volontà espressa dal testatore.
Coniuge, figli e, in determinate situazioni, genitori rientrano tra i cosiddetti legittimari. A loro la legge riserva una quota minima dell’eredità che non può essere eliminata. Se un testamento assegna loro meno di quanto previsto, non viene automaticamente annullato, ma può essere impugnato per riportare la distribuzione nei limiti stabiliti dal Codice Civile. È una delle ragioni per cui molti testamenti, pur formalmente validi, diventano oggetto di contenzioso.
Questo significa che il testamento resta uno strumento efficace, ma deve essere costruito tenendo conto dei vincoli imposti dalla successione necessaria. La volontà del defunto può incidere solo sulla parte di patrimonio che la legge lascia libera, mentre la restante è riservata per legge ai legittimari.
Nella pratica, un testamento ben impostato:
- consente di organizzare in modo più ordinato la successione;
- può ridurre situazioni di comunione tra eredi;
- deve sempre rispettare i diritti che la legge riconosce ai legittimari.
Successione ereditaria: i casi più frequenti
Per avere maggiore chiarezza, vediamo alcuni casi frequenti di successione ereditaria e come vengono gestiti in base alla legge di riferimento.
Divisione ereditaria tra coniuge e figli
Uno dei casi più comuni è la morte di una persona sposata con figli. Il coniuge non eredita tutto e i figli non vengono messi in secondo piano. Le quote cambiano in base al numero dei figli e al tipo di successione, ma nessuno può essere escluso.
Nella pratica, la casa familiare, i conti correnti e gli altri beni entrano in comunione ereditaria. Finché non si procede alla divisione ereditaria, ogni decisione deve essere condivisa. Ed è qui che spesso nascono problemi, soprattutto quando uno degli eredi continua a usare un immobile come se fosse l’unico proprietario.
Seconde nozze e figli di precedenti relazioni
In presenza di seconde nozze, il coniuge superstite e i figli del primo matrimonio diventano eredi concorrenti. Questo sorprende molte persone, perché sul piano affettivo esistono equilibri diversi, ma sul piano giuridico la legge guarda solo ai legami riconosciuti.
Se non esiste un testamento, la successione segue le regole della legge di riferimento. Se esiste un testamento, resta comunque il limite delle quote di legittima.
Immobili indivisi tra più eredi
Un altro scenario frequente riguarda l’eredità di uno o più immobili e cioè quando una casa viene ereditata da più persone, diventando un bene in comunione. In questo caso nessuno può venderla, affittarla o modificarla senza il consenso degli altri.
Molti conflitti nascono perché un erede utilizza l’immobile in modo esclusivo, magari vivendo lì o affittandolo, senza riconoscere nulla agli altri. La legge, in questi casi, tutela tutti i comproprietari e prevede strumenti per sciogliere la comunione, anche contro la volontà di uno degli eredi.
Successione ereditaria e imposte: cosa si paga?
In Italia l’eredità è soggetta a imposta di successione, ma non sempre questa imposta è dovuta e, soprattutto, non ha lo stesso peso per tutti. Tutto dipende da chi eredita e dal valore dei beni ricevuti.
Per coniuge e figli l’imposta è del 4%, ma si applica solo sulla parte che supera la franchigia di 1.000.000 di euro per ciascun erede. Questo significa che, sotto questa soglia, l’imposta di successione non si paga affatto.
Per fratelli e sorelle l’aliquota sale al 6%, con una franchigia molto più bassa, pari a 100.000 euro.
Per altri parenti fino al quarto grado l’imposta resta al 6%, ma senza alcuna franchigia. Per soggetti estranei alla famiglia l’aliquota è dell’8%, sempre senza franchigia.
Ecco perché alcune successioni hanno un impatto fiscale quasi nullo, mentre altre risultano molto onerose anche a parità di patrimonio. Oltre all’imposta di successione, quando nell’eredità sono presenti immobili ci sono anche altre imposte:
- imposta ipotecaria, pari al 2% del valore catastale;
- imposta catastale, pari all’1% del valore catastale.
Queste imposte si pagano anche quando l’imposta di successione non è dovuta. L’eccezione riguarda l’agevolazione prima casa. Se uno degli eredi possiede i requisiti e destina l’immobile ad abitazione principale, l’imposta ipotecaria e quella catastale non si calcolano in percentuale, ma si pagano in misura fissa, pari a 200 euro ciascuna.
Le agevolazioni non si applicano automaticamente, devono essere richieste correttamente nella dichiarazione di successione, altrimenti l’Agenzia delle Entrate applica le imposte ordinarie.
Dichiarazione di successione: tempi e responsabilità
La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data del decesso. Serve a comunicare all’Agenzia delle Entrate il patrimonio ereditato e a calcolare le imposte dovute.
La responsabilità della presentazione ricade sugli eredi, anche se uno solo si occupa materialmente della pratica. Errori o omissioni possono portare a sanzioni e problemi successivi, soprattutto in caso di vendita degli immobili o accesso ai conti.
Va chiarito che la dichiarazione di successione non equivale ad accettazione dell’eredità, ma produce comunque effetti fiscali e patrimoniali che vanno valutati con attenzione.











No Comment! Be the first one.