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    Affidamento cane dopo divorzio: a chi spetta?

    26/06/2024 3 Mins Read
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    Spesso quando una coppia si sposa decide di adottare animali domestici, come i cani.

    Generalmente quando la coppia decide di porre fine al matrimonio divorziando si pensa subito agli aspetti “tradizionali” che ruotano attorno alla cessazione del matrimonio, ovvero, l’affidamento e il collocamento della prole (ove esistente), l’assegnazione della casa, l’eventuale assegno di mantenimento ecc.

    Tutte queste dinamiche vengono gestite anche tenendo conto dell’eventuale comunione o separazione dei beni.

    In realtà un altro aspetto da valutare, che sta assumendo una rilevanza sempre maggiore negli ultimi anni, è anche l’affidamento degli animali domestici.

    Infatti, questi non devono essere considerati alla stregua di meri oggetti, ma sono parte integrante della famiglia, pertanto, è importante sapere quale sarà il loro destino nel caso in cui la coppia dovesse divorziare.

    Diversamente da quello che si potrebbe pensare, sul punto potrebbero sorgere delle vere e proprie controversie non semplici da risolvere.

    Indice

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    • Cosa dice la legge?
    • Divorzio consensuale
    • Il panorama giurisprudenziale
      • Articoli correlati:

    Cosa dice la legge?

    Nell’ordinamento italiano attualmente non esiste ancora una legge specifica che regoli l’affidamento degli animali domestici in caso di divorzio.

    Da anni, una proposta di modifica del codice civile, che mira a stabilire i criteri per l’affidamento degli animali domestici in modo analogo a quanto avviene per i figli, è ferma in Parlamento.

    Ad oggi, la decisione su chi debba prendersi cura del cane deve essere presa dai due coniugi di comune accordo, oppure in base a quanto stabilito dal Giudice, nel caso in cui i due coniugi non riescano a prendere una decisione di comune accordo.

    La scelta non è necessariamente legata al coniuge intestatario del microchip dell’animale, ma la decisione si basa su considerazioni pratiche e sul benessere del cucciolo.

    Proprio come accade per la prole, infatti, l’aspetto da prendere in considerazione per decidere chi dei due coniugi debba prendersi cura dell’animale dopo il divorzio è garantire il benessere dell’amico a quattro zampe.

    Divorzio consensuale

    Il divorzio consensuale avviene quando gli ex coniugi concordano su tutti gli aspetti legati alla fine del matrimonio, come la custodia dei figli, a chi spetta la casa coniugale ed eventuali assegni di mantenimento.

    Riguardo al cane, le parti possono decidere nel documento di divorzio oppure in uno separato chi se ne prenderà cura.

    È possibile prevedere anche la possibilità per l’altro coniuge di tenere il cane alcuni giorni, e/o di versare le spese per il mantenimento. Alcuni giudici preferiscono che questi accordi siano separati dalla procedura di divorzio, e riportati sottoforma di scrittura privata. Tuttavia, l’ordinamento prevalente ritiene che sia meglio includere tali accordi nel verbale di separazione e farli approvare dal tribunale.

    La giurisprudenza suggerisce che, se il verbale contiene dettagli precisi sul cane, il tribunale debba omologarlo.

    Il panorama giurisprudenziale

    Visto che, come accennato, sul tema non esiste ancora una norma ad hoc che regolamenti puntualmente come decidere l’affidamento e il collocamento degli animali a seguito del divorzio, è bene dare uno sguardo alle sentenze che hanno per oggetto proprio quest’argomento.

    Ebbene, nonostante sia un tema che in astratto potrebbe riguardare milioni e milioni di persone, ad oggi esistono essenzialmente solo due sentenze che riguardano proprio l’affidamento dell’animale domestico in caso di separazione (o di divorzio).

    Più precisamente, il Tribunale di Foggia ha deciso di affidare l’animale domestico (il cane) ad uno dei due coniugi con diritto di visita, per il coniuge non affidatario, per alcune ore durante determinate giornate della settimana.

    Il Tribunale di Cremona, invece, si è addirittura spinto oltre perché ha deciso di concedere l’affido condiviso dell’animale, con la suddivisione delle spese al 50% ciascuno per il mantenimento del cane.

    Alla luce di quanto brevemente esaminato è possibile comprendere che entrambe le autorità giudiziali hanno applicato la stessa disciplina prevista in presenza di figli minorenni coinvolti nel divorzio.

    È anche doveroso precisare che ad oggi l’affidamento degli animali domestici non è propriamente posto sullo stesso piano di quello per i figli e non è necessario seguire le regole ed i principi su cui si basa l’affidamento dei minorenni.

    In ogni caso, la legge non vieta di applicare i medesimi criteri, non a caso i Giudici hanno applicato proprio questa disciplina.

    Il motivo è abbastanza intuitivo, gli animali non sono più considerabili come semplici oggetti ma sono parte integrante della famiglia e, stante la loro posizione di debolezza (proprio come i figli minorenni), è sicuramente possibile applicare la normativa che il legislatore ha previsto per i figli minorenni in caso di divorzio.

    Vista la rilevanza del tema, è auspicabile un intervento a breve del legislatore al fine di garantire maggiori certezze sulle sorti degli animali domestici in caso di divorzio.

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