In Grecia il ministro delle finanze Yanis Varoufakis ha preso una posizione forte nel chiedere ai creditori di ripianare alcuni debiti del suo paese, e poi di colpo, si è dimesso questa mattina.

Varoufakis aveva giocato un ruolo centrale nel riuscire ad ottenere tanti “no” da poter vincere il referendum. Lo stesso ex ministro delle finanze aveva minacciato la scorsa settimana di dimettersi in caso di voto “si”, e la sua decisione di dimettersi anche in caso di “no” è stata inaspettata.

Le sue dimissioni sembrano essere la prima mossa di conciliazione verso i creditori della Grecia da parte del governo del primo ministro Alexis Tsipras. Anche se largomento principale di Varoufakis – ovvero che, più di ogni altra cosa, la Grecia ha disperatamente bisogno di una riduzione del debito è stata condivisa dagli economisti, rapidamente egli è diventato una sorta di parafulmine a causa del suo stile negoziale aggressivo.

Con Varoufakis che ora è fuori dai giochi, i creditori della zona euro in Grecia potranno forse essere più disposti a continuare i negoziati per un ulteriore pacchetto di aiuti. La sua partenza, sotto la spinta di Tsipras, potrebbe essere vista come una concessione alla sensibilità di altri leader della zona euro. Ma solo i prossimi giorni potrebbero dire se il divario tra la Grecia e i suoi creditori è ormai troppo grande da colmare.

LEurogruppo dei ministri delle Finanze della zona euro, con cui la Grecia ha interrotto i colloqui alla fine del mese scorso, ha detto che si sarebbe trovato a Bruxelles nel pomeriggio di oggi per discutere di unofferta da parte di Atene al fine di riprendere le discussioni. Poiché il termine ultimo per il secondo pacchetto di salvataggio del paese si è estinto, eventuali colloqui dellEurogruppo sulle proposte greche sarebbero più propensi a concentrarsi sulle condizioni di un terzo pacchetto di aiuti per il paese.

Il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, ha detto alla radio che il voto della Grecia non risolve nulla, anzi.

Nel frattempo il paese deve far conto della linea dura che la Germania ha adottato (mentre la Francia aveva mostrato fino ad ora di essere più conciliante).

Ora tutto è nelle mani di Tsipras, che potrebbe avere pochissimi giorni, se non addirittura ore, per riuscire a strappare qualche tipo di accordo da parte dei creditori prima del reale collasso economico delle banche (che già domani potrebbero rimanere a corto di euro).

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