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    Protesi anca ginocchio mini invasiva: perché l’artrosi è donna?

    25/01/2019 4 Mins Read
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    L’artrosi è una patologia che interessa più del 50% degli over 65 e, quando diventa invalidante, il ricorso alla protesi anca o ginocchio mini invasiva è frequente. Sono, infatti, le anche e le ginocchia le articolazioni più colpite ed il picco di massima incidenza si riscontra tra i 75 ed i 79 anni. Può manifestarsi anche prima, tra i 55 ed i 65 anni di età, soprattutto tra gli sportivi: esistono perfino casi in cui insorge prima dei 40 anni.

    In Italia, 5 milioni e mezzo di persone soffrono di una malattia reumatica come artrosi o artrite reumatoide: in due casi su tre, come nel resto del mondo, a soffrire di malattie reumatiche sono le donne.

    Se compare in età giovanile i più colpiti sono gli uomini, mentre con l’avanzamento dell’età coinvolge di più le donne. Perché?

    Il nostro approfondimento si focalizza su questa domanda per estendere l’analisi alle principali cause, sintomi, terapie conservative e chirurgiche, prevenzione.

    Indice

    Toggle
    • Protesi anca e ginocchio mini invasiva: le donne più a rischio osteoporosi
    • Come contrastare l’artrosi dopo la menopausa
    • Sintomi e segni dell’artrosi
    • Artrosi: cause
    • Diagnosi
    • Protesi anca o ginocchio mini invasiva per risolvere l’artrosi invalidante
    • I vantaggi della chirurgia ortopedica mini invasiva
      • Articoli correlati:

    Protesi anca e ginocchio mini invasiva: le donne più a rischio osteoporosi

    Dando retta alle statistiche, soltanto 2 su 10 pazienti che soffrono di artrosi al ginocchio (gonartrosi) sono di sesso maschile. Più degli uomini, le donne sviluppano l’osteoporosi, che causa la decalcificazione delle ossa andando a peggiorare le problematiche ed i sintomi associati alla degenerazione tipica dell’artrosi. Peggiora il dolore e la rigidità articolare.

    Il forte dolore e la graduale limitazione della mobilità, a lungo andare, possono determinare l’immobilità trasformando l’artrosi in patologia invalidante. Indipendentemente dall’età del soggetto colpito, è necessario intervenire in maniera adeguata e in tempo, anche per evitare l’impianto di una protesi anca o ginocchio mini invasiva, unica soluzione ad oggi per l’artrosi invalidante.

    Come contrastare l’artrosi dopo la menopausa

    Nella fascia di età compresa tra i 40 ed i 45 anni, sono gli uomini i soggetti più colpiti.

    Fino ai 50 anni, il rischio d’insorgenza dell’artrosi è pari in entrambi i sessi: la principale causa è data da traumi sportivi o accidentali.

    Dopo la menopausa, la situazione cambia: l’artrosi triplica nelle donne rispetto agli uomini. Nei primi due anni successivi alla menopausa, il 25% delle donne soffre diun’artrosi particolarmente aggressiva che coinvolge articolazione (soprattutto la cartilagine) ed osso sottostante (subcondrale), destinata a distruggere, negli anni, la struttura. Questo perché la rapida caduta dei livelli estrogeni e la graduale riduzione degli ormoni maschili (testosterone e deidroepiandrosteronesolfato) presenti anche nella donna provocano un progressivo stato infiammatorio.

    Per la carenza di estrogeni dovuta all’esaurimento dell’attività ovarica, l’infiammazione più rapida e violenta delle donne sale dell’86% rispetto alla media, più o meno raddoppia. Antinfiammatori e antidolorifici attenuano il dolore ma senza cambiare il decorso della malattia.

    I fattori di rischio sono: fattori ereditari, sedentarietà, fumo, uno stile di vita scorretto. Per contrastare le conseguenze della menopausa evitando il ricorso alla protesi anca ginocchio mini invasiva, le donne dovrebbero:

    • Seguire subito una terapia ormonale sostitutiva (per ridurre il rischio artrosi del 60%) oppure, in alternativa, utilizzare glucosamina solfato o acido ialuronico per il benessere articolare;
    • Sottoporsia trattamenti di natura fisioterapica, ortopedica e fisiatrica;
    • Praticare una regolare attività fisica;
    • Mantenere nella norma il proprio peso corporeo per evitare un sovraccarico su ginocchia e anche;
    • Evitare posture scorrette.

    La terapia ormonale sostitutiva può migliorare anche forza e tono muscolare contrastando la sarcopenia (perdita muscolare) dovuta all’età ed alla carenza ormonale tipica della menopausa.

    Sintomi e segni dell’artrosi

    I sintomi tipici dell’artrosi sono:

    • Dolori articolari;
    • Dolore inguinale, alla parte interna della coscia e del ginocchio (in caso di coxartrosi o artrosi dell’anca);
    • Gonfiore (in caso di artrosi del ginocchio o gonartrosi);
    • Rigidità dell’articolazione e limitazioni della mobilità;
    • Debolezza muscolare;
    • Crepitio avvertito durante il movimento delle articolazioni.

    Artrosi: cause

    L’artrosi si sviluppa in maniera insidiosa, lenta, graduale. Colpisce con più frequenza persone affette da obesità, diabete mellito, iperlipidemia, iperuricemia evarici. Senza doverci limitare alla causa degenerativa legata all’invecchiamento, vediamo quali sono le principali cause dell’artrosi:

    • Fattori genetici ed ereditari;
    • Traumi (fratture, emartrosi);
    • Sovrappeso;
    • Artrosi settiche (dovute adinfezioni);
    • Patologie di tipo infiammatorio (come l’artrite reumatoide o la gotta);
    • Sovraccarico funzionale (tipicodi attività lavorative che costringe a gesti e sforzi ripetuti);
    • Malformazioni dello scheletro (scoliosi, varismo, valgismo);
    • Anomalie articolari congenite (displasie);
    • Osteonecrosi asettica;
    • Spondiloartrite;
    • Patologie metaboliche edendocrine (diabete, iperparatiroidismo, obesità);
    • Degenerazione dei tessuti dovuta ad invecchiamento.

    Diagnosi

    L’esame diagnostico volto ad accertare la presenza di artrosi prevede:

    • Radiografia;
    • TAC;
    • Risonanza Magnetica Nucleare.

    E’ curioso il fatto che forme di artrosi avanzate (confermate da radiografia) possano in taluni casi non dare sintomatologia dolorosa, mentre forme più lievi diano luogo a forti dolori.

    Protesi anca o ginocchio mini invasiva per risolvere l’artrosi invalidante

    L’artrosi resta la causa più frequente di ospedalizzazione nei reparti di ortopedia per interventi di artroprotesi. Un’artrosi trascurata, sottovalutata e non trattata (o curata in modo inadeguato) degenera negli anni fino a diventare invalidante. Il paziente, ad un certo punto, non risponde più alla terapia conservativa (farmaci antinfiammatori, antidolorifici, oppioidi, infiltrazioni cortisoniche, fisioterapia) e si trova a dover decidere insieme al medico ortopedico tra l’impianto di una protesi tradizionale ed una protesi anca ginocchio mini invasiva.

    Una volta informato dei vantaggi di quest’ultima, sceglierà la mini invasiva: è più rapida, efficace, meno traumatica. Rispetta molto di più il corpo umano.

    Le protesi che hanno reso possibile la chirurgia ortopedica più avanzata sono più piccole di quelle tradizionali e, allo stesso tempo, più resistenti, realizzate con materiali biocompatibili e più personalizzabili. Sostituiscono l’articolazione naturale ormai danneggiata per ripristinare il funzionamento articolare ed eliminare o ridurre il dolore. Durante l’intervento, osso e cartilagine compromessi verranno rimossi e sostituiti da componenti protesiche.

    L’intervento ha successo nel 95% dei casi: protesi di qualità impiantate da mani esperte durano, mediamente, 25 anni.

    I vantaggi della chirurgia ortopedica mini invasiva

    Se la chirurgia mini invasiva viene, ad oggi, ritenuta la più avanzata e risolutiva per l’artrosi ci sarà un motivo. In questo caso, i motivi sono diversi.

    Tempi di intervento e recupero, incisione, trauma post-operatorio, perdite ematiche, complicanze: tutto si riduce… all’osso.

    Vengono risparmiati muscoli, cartilagine e parti ossee sane, nel senso che vengono divaricati, non incisi. Nel caso del ginocchio, l’obiettivo è risparmiare anche il legamento crociato anteriore e posteriore, se non sono danneggiati. Questo ‘risparmio’ è finalizzato anche a ridurre irischi di lussazione ed a velocizzare i tempi di guarigione.

    Per il recupero completo (fisioterapia eriabilitazione incluse), ci vorranno dalle 2 alle 4 settimane dall’intervento.

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