In Italia il tema delle pensioni è sicuramente tra i più discussi. Il Governo ha infatti intavolato tantissime trattative con i sindacati e con gli Enti per poter portare avanti il discorso pensionistico.

Tra polemiche e nuove riforme, prosegue dunque la manovra da parte delle autorità, con novità e nuovi provvedimenti. Al momento lo stallo rimane sull’età pensionabile e sul contributo minimo dell’assegno pensionistico: stando alle ultime manovre, ecco a che età si va in pensione e quali sono tutti i requisiti da rispettare.

A che età si va in pensione?

Durante gli ultimi anni ci sono stati moltissimi cambiamenti, tra cui la discussa legge Fornero, la quale prende il nome del ministro che ha varato i cambiamenti. Dopo anni di assestamento, nel 2018 verrà confermata l’età pensionabile di 66 anni e sette mesi. Ovviamente ci sono moltissime variazioni e diversi requisiti da dover rispettare. L’assegno pensionistico verrà dato a chi è iscritto ad un Ente di previdenza sociale, ma soprattutto il periodo di versamento di contributi deve essere di almeno venti anni.

Inoltre bisognerà rispettare anche l’età anagrafica. Al momento però l’età pensionabile è ancora suddivisa in determinate categorie: ecco chi andrà in pensione nel 2017 quali requisiti anagrafici dovrà rispettare.

  • 66 anni e 7 mesi per chi lavora nel settore pubblico indipendentemente dal sesso. Questa età vale anche per gli uomini che lavorano nel settore privato;
  • 65 anni e 7 mesi per tutte le donne che hanno un regolare impiego all’interno del settore privato;
  • 66 anni e un mese per tutte le lavoratrici autonome.

Questi requisiti riguardano la pensione di vecchiaia, dunque bisogna rispettare il limite di età obbligatorio imposto dalla legge. C’è anche la pensione di anzianità, che dipende dagli anni di contribuzione. Rispetto al passato questi limiti hanno subito una maggiorazione, suscitando moltissime proteste da parte dei lavoratori. Ecco quali sono i requisiti:

  • 41 anni e 10 mesi per quanto riguarda le donne;
  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini. In questo caso, però, la contribuzione effettiva deve essere pari a 35 anni, pena l’esclusione dall’assegno.

Per quali casse di previdenza sociale valgono questi requisiti?

Tutti i requisiti indicati sono esclusivamente riservarti agli iscritti INPS, ovvero l’Istituto Nazionale di Previdenza sociale. In Italia non tutti i lavoratori sono iscritti a questo Ente. Infatti i requisiti cambiano totalmente e ogni fondo previdenziale richiede la conformità a diverse caratteristiche. Solitamente sono i liberi professionisti ad avere altri forme di contribuzione rispetto ai dipendenti statali o privati.

I medici, gli ingegneri, i giornalisti, i commercialisti e tante altre figure professionali possiedono gli Enti appositi dove versano i contributi e presso i quali ricevono pensioni totalmente differenti rispetto a quelle della maggior parte degli italiani. Proprio per questo motivo è necessario informarsi prima sull’ente di contribuzione e affidarsi ai siti specifici per ottenere maggiori informazioni. Tutti gli iscritti ai vari Ordini potranno calcolare la loro età pensionabile direttamente tramite gli sportelli appositi.

I lavori usuranti e la norma sulle pensioni

I lavori usuranti sono tra i più gettonati negli accordi tra Governo e sindacati. Infatti la partita più importante in fatto di previdenza sociale si è giocata proprio su questo fattore. I lavori usuranti, per definizione del decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, riguardano tutti quegli impieghi che prevedono uno sforzo maggiore rispetto ad altri.

Sono ben 1.4 milioni di lavoratori che rientrano in questa definizione e proprio per questo motivo c’è stata una lunga trattativa per poter diminuire l’età pensionabile. Chi rientra in queste categorie, infatti, può avere l’accesso alla pensione anticipata, visto che lo sforzo profuso è maggiore rispetto ad altre categorie.

Per ogni anno di lavoro usurante, si può richiedere la detrazione di due mesi sul limite pensionistico per un massimo di cinque anni. Per quanto riguarda i contributi versati, si può avere uno sconto di un anno per ogni dieci anni, per un massimo di quattro anni.

Ecco un esempio pratico:

Lavoratore con impiego usurante che ha compiuto 63 anni:

  • Può richiedere la pensione anticipata (rientra nei cinque anni di massimale), ma deve avere almeno venti anni di contribuzione;
  • Può richiedere l’assegno pensionistico anticipato al compimento di 38 anni di contributi versati.

Ma quali sono le categorie di lavoro che vengono considerati usuranti? Tra quelli più impegnativi a livello fisico troviamo addetti alle pulizie, camionisti, macchinisti, addetti alla nettezza urbana, braccianti agricoli, operai.

All’interno di questa categoria rientrano anche insegnanti d’asilo, infermieri e badanti: infatti nella definizione di lavoratori usuranti rientrano anche chi ha un impiego a livello psicofisico che può essere usurante. Queste professioni hanno infatti un impegno alquanto gravoso a livello attitudinale sui lavoratori.

pensione

A che età si va in pensione: che cosa è e in cosa consiste l’Ape

Chi ha necessità di andare in pensione prima del tempo può chiedere l’Ape. Questa sigla sta per Anticipo pensionistico, e consiste in un versamento della pensione anticipato rispetto al tempo previsto. A questo anticipo pensionistico possono accedere delle determinate categorie di lavoratori, purché siano nati tra il ’51 e il ’53.

I lavoratori che la richiedono devono aver versato un minimo di 30 anni di contributi, che possono elevarsi fino a 36. La pensione si può anticipare di oltre 3 anni (precisamente 3 anni e 7 mesi). La principale caratteristica dell’Ape sociale, oltre la gratuità, è la possibilità di anticipare la pensione soprattutto per coloro che hanno svolto lavori usuranti, ma anche che siano i cassa integrazione o siano stati licenziati.

Chi ha perso il lavoro negli ultimi anni della sua contribuzione, infatti, ed è alle soglie della pensione ma perdendo il lavoro non può più raggiungerla in un tempo ristretto, può così ritirarsi prima del tempo senza alcun costo aggiuntivo.

Il periodo in cui richiedere l’Ape social è iniziato il 1 maggio 2017 e si protrae fino al 31 dicembre 2018. All’interno di questo periodo, tutti coloro che giungono al compimento dei 63 anni possono fare richiesta.
Il modulo per presentare la richiesta da parte dei lavoratori che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre 2018 andrà consegnato entro e non oltre il 31 marzo 2018.

Una volta procuratisi il modulo di richiesta, esso va compilato in tutte le sue parti e va consegnato agli sportelli del Caf o dei patronati, oppure online sul sito dell’Inps. Questa seconda procedura vale soltanto per coloro che possiedono il pin Inps.

Quando la richiesta verrà accettata, l’Ape permetterà l’erogazione di un contributo pensionistico per 12 mesi ogni anno fino al raggiungimento dell’anno in cui sarebbe maturata la pensione classica. Il massimo importo dell’Ape social può essere di 1500 euro lordi.

Rispetto all’Ape ordinario, l’Ape social richiede un minimo di 30 anni di contributi (laddove l’Ape classico ne richiede un minimo di 20). Nel periodo in cui viene erogato l’Ape social, i beneficiari non possono intraprendere alcuna altra attività lavorativa, pena l’eslcusione dal regime di Ape. Non possono nemmeno usufruire di strumenti che supportano il reddito mensile, come gli assegni familiari o i contributi di disoccupazione.

Gli incentivi ed eventuali pensioni anticipate

Ci sono dei casi in cui è possibile richiedere la pensione anticipata o alcuni incentivi ai fini pensionistici. Nel primo caso si può andare in pensione anticipata al versamento di 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. C’è anche la possibilità di andare in pensione dopo i requisiti maturati.

Infatti molti richiedono la pensione posticipata a 70 anni, il termine ultimo per smettere di lavorare. Ci sarà ovviamente una somma maggiore nell’assegno, ma il tutto dipenderà al tipo di contratto che viene avanzato. Alcune manovre sono state prese in considerazione da poco dal Governo, come ad esempio l’opzione donna.

Anche questo tema è molto caldo sul fronte pensionistico, visto che è stata chiesta e ottenuta una diminuzione dell’eta pensionabile delle donne. Al momento la richiesta è di 57 anni per le dipendenti e 58 per quelle autonome, ma comunque con il versamento riconosciuto di 35 anni di contribuzione. Attualmente ci sono ancora dei dubbi, visto che questo provvedimento potrebbe essere sostituito con una nuova norma.

Molto interessante per capire a che età si va in pensione anche il part time. Infatti chi raggiunge i requisiti entro il 31 dicembre 2018, può richiedere una riduzione dell’orario di lavoro. I versamenti delle imposte cambiano in base a determinate situazioni che devono essere chiarite soprattutto con l’Ente pensionistico. L’Inps, infatti, mette a disposizione i propri uffici per permettere a tutti di risolvere ogni dubbio.

Quali sono le categorie e cosa cambia dalla pensione classica

Per capire a che età si va in pensione, bisogna fare una distinzione molto chiara. Infatti molte categorie hanno delle età diverse. Gli invalidi con una percentuale riconosciuta dell’80per cento, ad esempio, possono andare in pensione a 60 anni e 7 mesi, mentre le donne a 55 anni e 7 mesi. Ecco quali sono le categorie e come cambia la pensione:

  • Non vedenti: possono andare in pensione all’età di 55 anni e 7 mesi, con le donne che hanno accesso alla pensione con cinque anni in meno;
  • Lavori notturni: cambiano in base al quorum e alle notti effettuate durante l’anno. Si va comunque dai 62 anni ai 63 anni;
  • Difesa: tutti i corpi militari possono andare in pensione a 40 anni e 7 mesi di contributi, oppure a 57 anni e 7 mesi di contributi. In questo caso cambia l’età pensionabile anche in base al ruolo ricoperto.
  • Sportivi professionisti: anche questa categoria viene considerata in età pensionabile, a 53 anni e 7 mesi per gli uomini e a 50 anni e 7 mesi per le donne. Il contributo però prevede una serie di particolari attenzioni rispetto ai classici lavori.

Tutte le altre categorie vengono regolamentate in base al ruolo svolto e alla carica ricoperta. Cambiano anche le età pensionabili in base all’impiego pubblico o privato. Chiunque voglia scoprire nel dettaglio quale sarà l’età pensionabile, può recarsi sul sito dell’Inps o agli sportelli predisposti per poter richiedere tutte le informazioni necessarie e capire a che età si va in pensione.

Come si calcola la pensione 2017?

Oltre a sapere a che età si va in pensione, molti cittadini vogliono capire come si calcola la pensione. Esistono tre modi per calcolare la pensione, ovvero il sistema retributivo, contributivo e misto. Questi sono in vigore in base all’anno in cui si è andati in pensione, mentre con la nuova riforma esistono dei coefficienti di trasformazione che cambiano ogni tre anni.

Dunque è difficile calcolare la propria pensione senza conoscere molti fattori. Sul sito istituzionale dell’Inps sarà possibile utilizzare il calcolo grazie allo strumento proposto. In questo modo chiunque potrà capire quali saranno gli assegni pensionistici in base alla propria situazione.

Basta accedere con le credenziali al sito e impostare tutti i parametri richiesti. La simulazione permetterà di avere un calcolo su cui si baserà la pensione. Ovviamente questo risultato deve essere valutato sul lungo periodo, visto che il coefficiente potrebbe cambiare nuovamente. Il tutto dipenderà anche dai prossimi provvedimenti che il Governo intenderà prendere.

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